Coronavirus, a settembre mix didattica tra presenza e distanza. Lezioni anche il sabato, ecco un modello

Doppi turni, lezioni al sabato e più soldi ai professori. Ecco quanto costa la ripartenza

Quale sarà la didattica che svolgeremo a settembre? Quale modello? Con quali risorse? Sono domande che necessitano una risposta e alle quali al Ministero si sta già lavorando. Nel frattempo in alcune parti d’Europa le lezioni partiranno già da quest’anno.

Il digital divide

Innanzitutto, gli studenti e la didattica. La didattica a distanza pone dei profondi quesiti circa l’accesso da parte di studenti e famiglie tramite device e connessioni internet. Basti pensare che la media nazionale di famiglie connesse ad internet in Italia è del 76%, con punte che arrivano al 41% di mancanza di collegamento in Calabria e Basilicata.

Si tratta di un problema che tocca, in tempi di didattica a distanza, il diritto allo studio di migliaia di studenti. Un problema che è stato attenzionato già dal Governo attraverso lo stanziamento di settantacinque milioni di euro per consentire alle famiglie di avere un tablet e una connessione internet.

La domanda è: basteranno? Probabilmente no, saranno necessari altri interventi. Ieri abbiamo inserito la notizia di scuolabus adibiti a ripetitori di wifi, posteggiati in aree senza connessione, per fornirla gratuitamente. Parliano dello Utha, negli USA, dove le scuole hanno anche potenziato le proprie linee per garantire alle famiglie di parcheggiare nei pressi degli istituti per usufruire di internet. Per non parlare delle chiese locali, che hanno fornito gratuitamente accesso, nuove forme di assistenza ai bisognosi in veste “novo mondo”.

Idee che potrebbero essere mutuate anche in Italia e garantire alle famiglie connessione per garantire ai figli il diritto all’educazione.

De Cristofaro chiede 3 miliardi

Ricordate i tre miliardi invocati dall’ex Ministro Fioramonti che sono, tra l’altro, stati causa delle sue dimissioni? Adesso ad invocarli, in tempi di emergenza sanitaria, è il sottosegretario De Cristofaro.

“E’ il momento di trovare tre miliardi per la scuola italiana, che nelle ultime stagioni ha avuto scarsa attenzione. – si legge su Repubblica – Questa pandemia ha dimostrato che i pilastri dello Stato sono il sistema sanitario e il sistema dell’istruzione. Dobbiamo mettere in discussione quello che abbiamo fatto fin qui, tagli. E portare a casa i concorsi avviati con un percorso rapido che guardi a chi già insegna”.

Didattica a distanza non basta, quale modello?

“Bisogna fare tutti gli sforzi possibili per riportare in classe docenti e discenti – afferma sempre il sottosegretario De Cristoforo – La didattica a distanza ha colmato il vuoto, ma ogni giorno amplifica le disuguaglianze che già a scuola esistono. Il ministero deve insediare al più presto una task force e costruire un cronoprogramma per i prossimi quattro mesi e mezzo.

Il modello che sta prendendo forma, almeno nelle intenzioni, è una didattica mista che vede la confluenza tra una parte in presenza e un’altra a distanza.

Come realizzarla? Un esempio ci arriva dal Trentino, dove è già stato elaborato un piano se si dovesse rientrare il 18 maggio. Si parla di “doppio turno tecnologico settimanale” che prevede metà classe in aula a scuola e metà a casa a seguire lezioni a distanza.

Modelli che se vanno bene per le scuole secondarie, qualche dubbio viene spontaneo sollevare per la scuola Primaria, per non parlare dell’Infanzia.

Carmela Palumbo, riferisce sempre Repubblica, storica capo dipartimento del vecchio Miur, parla di spiegazioni online e verifiche (orali e scritte) in classe, a gruppi. “Si può immaginare l’uso del sabato mattina, questo magari da casa”.

Mascherine in classe?

Mascherine in classe sì o no? L’Oms ha parlato chiaro, le mascherine saranno nostre compagne di vita per un po’. Anche se a scuola “potrebbe essere difficile”.

Ad esempio, sull’uso della mascherina negli istituti scolastici, si è espresso ieri negativamente il presidente Anp Antonello Giannelli, il quale ha spiegato la spesa a carico delle famiglie degli studenti. Per non parlare delle difficoltà che potrebbero sorgere nella pratica gestione per i bambini più piccoli.

Eppure, è notizia di ieri sul mainichi.jp, che gli studenti giapponesi chiedono strumenti di protezione, a partire dalle mascherine, per poter continuare a svolgere le lezioni. Protesta che è degenerata nel boicottaggio delle lezioni.

Cosa succede nel resto d’Europa?

L’Itali avrà, inoltre, possibilità di analizzare altre nazioni che prima di lei avvieranno le lezioni in presenza. E’ notizia di ieri che DanimarcaGermania e Francia avvieranno a breve le lezioni. Per ognuno di questi paesi europei sono state stilate delle regole igienico-sanitarie,  bisognerà vedere se sono state previste anche le mascherine. Inoltre, notizie ancora si attendono sul modello di riapertura, se le lezioni saranno solo in presenza o in formato misto con parte di esse svolte a distanza.

orizzontescuola

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