Concorso docenti, il Ministero sbaglia la definizione di “ebbene”: candidato bocciato riammesso all’orale

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di un aspirante prof che aveva definito nei quiz del concorso di Italiano, Storia e Geografia A022 la congiunzione come “avversativa” mentre per i tecnici del Ministero dell’Istruzione la risposta giusta era “conclusiva”. Una tesi smontata anche da esperti dell’Accademia della Crusca e dal linguista Luca Serianni, morto qualche giorno fa dopo essere stato investito ad Ostia.

Il Ministero scivola sul significato di “ebbene” e uno dei candidati (bocciato alla prova scritta) adesso potrà sostenere il colloquio orale. Sembra essere davvero senza fine la saga degli errori che hanno caratterizzato il concorso della scuola per il reclutamento dei docenti. Dopo l’ammissione di ulteriori inesattezze in ben 13 classi di concorso da parte del Ministero dell’Istruzione, stavolta a riconoscere lo scivolone di chi ha messo a punto i quiz per la selezione dei prof è il Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso di un candidato che aveva presentato appello su un errore riguardante il quesito sulla congiunzione “ebbene”, ammettendolo alla prova orale.

Il ricorso riguardava l’accesso alla prova per la classe di concorso di Italiano, Storia e Geografia A022; il Tar aveva ritenuto la domanda priva di criticità negando, quindi, l’attribuzione dei 2 punti necessari al ricorrente per procedere alla successiva prova orale. In sostanza, il Ministero – secondo una nota degli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti – aveva chiesto ai candidati la funzione della congiunzione “ebbene” in una frase. “Gli aveva chiesto se poteva farmi un favore, ebbene ha rifiutato” era stata la frase proposta con il candidato che doveva scegliere tra l’opzione “avversativa” o “conclusiva”, tesi quest’ultima considerata giusta dal Ministero mentre il candidato aveva scelto la prima opzione.

Ne è seguito un ricorso amministrativo, al quale sono stati allegate anche valutazioni dell’Accademia della Crusca, nonché del linguista Luca Serianni, scomparso il 21 luglio scorso dopo essere stato investito a Ostia. Il Consiglio di Stato quini ha ritenuto che “alla luce delle deduzioni dell’appellante, supportante da numerose allegazioni tra le quali anche le autorevoli valutazioni espresse dall’Accademia della Crusca relativamente al quesito contrassegnato con il n. 42 nel compito dell’appellante, appaiono sussistere i presupposti per l’accoglimento della domanda cautelare riproposta in sede di appello” nonché che “l’appellante ha totalizzato un punteggio di 66/100 nel test somministrato e che, ai fini della prova di resistenza, considerando la prevista attribuzione di due punti per ogni risposta corretta e le contestazioni rivolte avverso il sopra indicato quesito e quello contrassegnato con il n. 23 (“Petrarca”) del compito dell’appellante, quest’ultimo verrebbe a raggiungere il punteggio minimo stabilito”.

“Si tratta di una nuova e inedita vittoria per tale classe di concorso per la quale innanzi al Tar eravamo riusciti ad ottenere giustizia sul quesito riguardante Petrarca – ha commentato l’avvocato Delia – Un quiz che chiedeva nella citazione della IV stanza della canzone di Francesco Petrarca ‘Chiare, fresche e dolci acque’, quale verso costituisce l’inizio della sirma?’. Anche in questo caso la nostra tesi aveva trovato
l’avallo di illustri accademici”.

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