Concorsi truccati a Reggio Calabria, sospeso il rettore. Indagini partite dalla denuncia di una ricercatrice: “Non vincerai mai”

Terremoto all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Un’indagine della Guardia di Finanza ha portato alla luce un’associazione a delinquere all’interno dell’ateneo che ostacolava il libero svolgimento dei concorsi. Tutto è partito dalla denuncia di una ricercatrice bocciata per ben 4 volte con giudizi “copia e incolla”. Disposta l’interdizione per 10 mesi del rettore Zimbone.

Concorsi col trucco nell’università Mediterranea di Reggio Calabria: quanto emerge dall’operazione “Magnifica”, condotta dalla Guardia di finanza su direttive della procura locale, che ha portato all’interdizione per 10 mesi del rettore dell’ateneo, Santo Marcello Zimbone, e per 12 mesi del prorettore vicario Pasquale Catanoso, ex rettore. Gli indagati sono in tutto 52. Per il gip che ha emesso i provvedimenti quello che emerge è un “quadro disarmante”. Tra i reati contestati agli otto indagati raggiunti dall’interdittiva, ci sono associazione per delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria della Gdf, sono scaturite da un esposto di una candidata a un concorso per ricercatore risultata non vincitrice.

Clara Stella Vicari Aversa, questo il suo nome, laureata in architettura con lode nel 1995 comincia a collaborare con l’università. Vince borsa di studio e dottorato in Spagna, poi torna in Italia al seguito del marito. Nel 2008 l’università di Reggio bandisce un concorso da ricercatore. Partecipa e perde. Ma qualcosa non torna nei giudizi dati dalla commissione e per questo fa ricorso al Tar che le dà ragione. Il concorso si deve rifare e l’ateneo lo ribandisce per ben quattro volte, tutte però con lo stesso esito per lei: bocciatura.

La sua insistenza però non è gradita. La professoressa di cui è allievo il vincitore del concorso la convoca in facoltà e secondo gli inquirenti le chiederebbe di ritirare il ricorso con una frase eloquente: “Non si fa così nell’università. Mettiti il cuore in pace, non vincerai mai. Aspetta il tuo turno. Non sarai tagliata fuori, ma recuperata collaborando alla mia cattedra”. A quel punto non le resta che andare in Procura a denunciare tutto.

Dopo quattro anni l’indagine parla di un “patto corruttivo all’interno dell’ateneo, con la creazione di un’associazione a delinquere in totale spregio delle regole e del principio di meritocrazia, con illegalità quotidiane e senza soluzione di continuità”.

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