Concorsi truccati, a Milano chiesto il processo per il rettore della Statale e del San Raffaele

L’accusa è di aver pilotato due concorsi banditi alla Statale per altrettanti posti in Urologia al San Paolo e al San Donato insieme ad altri tre docenti

Il rettore della Statale Elio Franzini e quello del San Raffaele Enrico Gherlone verso il processo nell’inchiesta sulla ‘Concorsopoli’ milanese. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio dei pm Carlo Scalas e Bianca Maria Eugenia Baj Macario, che contestano ai due rettori di aver pilotato due concorsi alla Statale.

Il rettore e i concorsi truccati

Insieme ai due accademici, si avvicina il processo anche per Francesco Montorsi, urologo e ordinario dell’università San Raffaele, per Stefano Centanni, direttore del dipartimento di Scienze della Salute dell’università Statale e per Marco Carini, urologo presso l’università di Firenze. Franzini e Gherlone sono accusati di turbata libertà nella scelta del contraente per due bandi per altrettanti posti in Urologia al San Paolo e al San Donato. Montorsi, Centanni e Carini sono accusati anche di corruzione aggravata, mentre Franzini deve rispondere anche di falso ideologico.

Agli indagati era stato notificato l’atto di conclusione delle indagini lo scorso aprile dopo che ai pm Milano era arrivata la documentazione dai colleghi di Firenze che avevano scoperto irregolarità e ingerenze in bandi universitari in tutte le università italiane. Un’indagine che aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 39 docenti. Nelle pieghe di quella mega inchiesta, anche conversazioni telefoniche e chat sugli accordi per portare a vincere i due bandi a candidati scelti prima degli esami.

L’inchiesta da Firenze a Milano

Per la procura di Firenze, due professori degli atenei milanesi, Francesco Montorsi e Stefano Centanni, avrebbero messo “a disposizione i loro poteri e le loro funzioni perché venissero bandite e pilotate, in un’ottica spartitoria, due posizioni di professore ordinario alla Statale per gli ospedali San Paolo e San Donato” . Uno “scambio corruttivo” che avrebbe dovuto portare a premiare il docente Bernardo Maria Cesare Rocco per Marco Carini e per l’altro bando, il docente Luca Carmignani, voluto da Montorsi.

In questo quadro di accuse, anche i due rettori avrebbero avuto un ruolo: Gherlone avrebbe ricevuto una telefonata dal rettore Franzini affinché Montorsi facesse fare un passo indietro ai suoi nelle candidature al concorso bandito dalla Statale. E’ Carini, in una intercettazione, che afferma di essere stato chiamato da Franzini. “Il rettore di Milano mi chiama — diceva Carini intercettato — e mi chiede se c’è la volontà […] la disponibilità dell’accademia di urologia di un posto al San Paolo di un professore ordinario… in quanto c’è un progetto regionale che prevede un centro europeo di chirurgia robotica […] per cui loro già hanno preso un associato di chirurgia, prenderanno un ginecologo e volevano anche un urologo”.

“Brindiamo con il Dom Perignon”

Ma dagli atti emerge anche un certo protagonismo di Franzini nel difendere l’accordo sui due concorsi. “Siccome c’è anche l’altro in ballo… cioè non vorrei interferenze spiacevoli sulle due procedure..” dice Franzini al telefono a Gherlone. L’ostacolo che rischia di far saltare l’accordo è la presenza di due candidati che ancora non hanno rinunciato alla corsa per il posto di Urologia al San Paolo. Per i carabinieri del Nas, “la conversazione non solo confermava l’esistenza di un sistema illecito ben consolidato all’interno dell’università degli Studi di Milano e degli atenei nazionali, bensì permetteva di accertare il pieno coinvolgimento dello stesso rettore Elio Franzini”.

Al telefono Franzini, “senza alcun freno inibitorio — scrivono gli investigatori — chiedeva espressamente al collega Gherlone di far ritirare i candidati Francesco Montorsi e Alberto Briganti, entrambi ordinari di Urologia al San Raffaele di cui Gherlone è Rettore”. Quando i candidati non graditi si ritirano e l’accordo è portato a termine Franzini sembra entusiasta. “Dom Perignon in calici — esulta al telefono —. E poi ci sorridiamo, è finita lì… Bel brindisi…”. Franzini, tramite i suoi legali, si dice convinto di poter dimostrare la sua estraneità ai fatti. Si difende anche Gherlone: “Non mi sono mai interessato del concorso, non essendo della mia università”.

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