Università italiane: sfida all’ultimo voto

apertura-3.jpgA gareggiare sono in 56, ognuno con la sua votazione e il suo punteggio. A molti il posto assegnatogli dal Miur non piace e tutti forse vorrebbero occupare le prime posizione. Gli atenei, racchiusi nella classifica per merito, accusano il ministero di aver creato una vera e propria lista della discordia. C’è chi parla di parametri sbagliati, conti fatti senza l’oste (che in questo caso sarebbe la qualità della didattica) e pagelle troppo soggettive per essere inserite. Ma questa volta nessuno resterà a guardare, specialmente perché per molti atenei si parla di “sopravvivenza”.

La prima contro classifica è infatti siglata dal rettore dell’Università di Parma, Gino Ferretti. Una lista basata solo su criteri di merito ovvero di qualità della ricerca e della didattica e specialmente fondata su dati MIUR. A leggerla l’effetto è quasi immediato: posizioni stravolte e elenchi dove “gli ultimi saranno i primi”. La classifica ufficiale – secondo studenti e professori – non andrebbe invece a considerare l’esistenza di università che “risultano discriminate da un meccanismo di suddivisione dei fondi tout court che penalizza le situazioni in cui mancano le Facoltà Scientifiche”.

Tra i criteri meritocratici introdotti dalla Gelmini, infatti, un posto di primo piano dovrebbe essere riservato agli atenei che non registrano abbandoni tra il I e il II anno. Una selezione che fa salire in cima alla classifica “istituzionale” i politecnici, dove scarseggiano gli abbandoni e i ragazzi sono più motivati. Ma la battaglia per il merito fa presagire un tumultuoso anno accademico: in gioco non c’è solo il prestigio, ma specialmente la sopravvivenza.

I fondi per il merito – come annunciato anche dal premier, Silvio Berlusconi – non saranno aggiuntivi, ma sottratti agli atenei: meno fondi, blocco delle assunzione per gli atenei meno produttivi e stretta nella formazione delle commissioni per selezionare i nuovi prof e ricercatori, carriera bloccata e scatti stipendiali ridotti per quelli che non produrranno pubblicazioni scientifiche. Un programma che stride con le ultime richieste della Crui.

“Essenziale mantenere – sottolinea la Conferenza dei Rettori – e, se possibile, incrementare la quota di risorse da attribuire alle università in relazione alla qualità e ai risultati conseguiti nella formazione e nella ricerca scientifica”. Tra le richieste avanzate anche “l’esigenza di un pieno recupero dei tagli previsti dalla manovra del 2009 sul Ffo (Fondo ordinario per le università) 2010 e 2011 con riferimento sia alle università statali sia alle università non statali. “Mantenere quei tagli – si legge in una nota – significherebbe provocare il crollo di buona parte del sistema universitario a cominciare dal 2010”.

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