Assistenti amministrativi delle segreterie organizzano la protesta in vista del rinnovo contrattuale

Class action e petizio anche sui social. «Stanchi di essere costantemente dimenticati, di essere caricati di lavoro fino all’inverosimile, con una retribuzione riferita a un profilo di 20anni faOggi forse la fumata bianca all’Aran

“Stanchi di essere costantemente dimenticati, di essere caricati di lavoro fino all’inverosimile, con una retribuzione riferita a un profilo di 20anni fa”, lo scrivono sui social le associazioni sindacali degli assistenti amministrativi delle segreterie scolastiche si stanno organizzando: petizioni, class action, proteste da tutta Italia organizzate anche attraverso i social in occasione del confronto per il rinnovo del contratto di lavoro del personale della scuola, in corso all’Aran.

Un gruppo class action sta facendo da apripista per il riconoscimento dell’Area C, che pur esistendo sulla carta non è mai stata di fatto resa disponibile sull’organico. Un gruppo nazionale spontaneo, creato appositamente sul web, che ha raggiunto in tre giorni più di 700 iscritti, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, al Mim, alle organizzazioni sindacali, agli organi di informazione.

Il rinnovo contrattuale della scuola

Interessati dal contratto scuola oltre 1 milione e duecentomila dipendenti. Quello di oggi è il “secondo tempo” del rinnovo del Ccnl. Il “primo tempo” si è chiuso a fine 2022 e ha visto ottenere un aumento medio lordo mensile per 13 mensilità pari a 98 euro. Per gli 850mila docenti, gli incrementi medi lordi si erano attestati a 101 euro al mese. Le nuove risorse (442 milioni) sono il risultati della somma di 85 milioni di residui contrattuali, di 220 milioni per la valorizzazione dei docenti, dell’una “una tantum” di 100 milioni concordata con i sindacati e dei restanti 37 milioni per la revisione dell’ordinamento professionale del personale tecnico-amministrativo (Ata).

La nuova bozza di contratto scuola fatta circolare nei giorni scorsi dall’Aran vede un testo lungo e articolato nel quale sono presenti diverse parti del contratto scuola precedente e diverse novità importanti, tra cui la revisione del codice disciplinare dei docenti, sulla cui gestione, almeno secondo l’amministrazione, dovrebbe avere maggiore peso decisionale (in caso di inadempienze) il dirigente scolastico. Su questo punto, però, i sindacati non sarebbero d’accordo. Tra i nodi da sciogliere c’è anche il problema dell’assegnazione di più di 400 milioni di euro per il personale che porta avanti progetti vari: la maggior parte di quei fondi (300 milioni) era stata inizialmente destinata al “merito” dei docenti e ora la logica vorrebbe che rimanessero a loro disposizione. Qualche sindacato, però, vorrebbe dare una parte della somma anche al personale Ata.

Zangrillo: “Verso la chiusura”

“Ieri ho sentito il presidente dell’Aran e mi sembra che si stia andando verso la chiusura. Credo che riusciremo a concludere quest’ultimo contratto che chiude la tornata 2019-2021 – ha affermato Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica Amministrazione ad un evento a Milano -. Non mi sfugge il fatto che la chiudiamo nel 2023, io sono arrivato a ottobre 2022 e la prima cosa che ho fatto a novembre è firmare contratti per 2,2 milioni di dipendenti pubblici. Adesso la sfida importante è creare le condizioni per avviare il percorso per i rinnovi dei contratti 22-24. Abbiamo un primo appuntamento a settembre con la Nadef, nei prossimi giorni incontrerò il ministro Giorgetti per cercare di capire di quante risorse possiamo disporre. Non c’è una definizione chiara, dobbiamo capire come si muoverà l’inflazione. E’ un impegno importante, ricordo che il precedente rinnovo dei contratti è costato 10 miliardi, stiamo parlando di un impegno finanziario significativo”.

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