Ascoltare Beethoven e Chopin migliora le performance universitarie

Emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory, e condotto dai ricercatori del Laboratorio di neuroscienza e cognizione del sonno della Baylor University

Gli studenti universitari che hanno ascoltato la musica classica di Beethoven e Chopin durante una lezione interattiva sulla microeconomia, e ripetuto l’ascolto durante la notte, hanno conseguito risultati migliori nel test del giorno successivo rispetto a chi non aveva ascoltato alcun brano.

E’ il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory e condotto dai ricercatori del Laboratorio di neuroscienza e cognizione del sonno della Baylor University (SNAC), che hanno ripetuto lo stesso test a distanza di nove mesi, ottenendo però risultati differenti. “La riattivazione mirata della memoria, o TMR, può essere d’aiuto durante il sonno profondo, quando si pensa che i ricordi vengano riattivati e migrano dalla memoria temporanea a quella a lungo termine”, spiega Michael K. Scullin, direttore dello SNAC.

“Innescando sperimentalmente alcuni concetti durante il sonno, le prestazioni sono aumentate del 18% il giorno successivo. L’effetto è stato particolarmente evidente in quei soggetti che hanno mostrato un’accresciuta attività del lobo frontale nel cervello durante il sonno profondo”, aggiunge il ricercatore, specificando che il sonno è stato misurato utilizzando l’EGG in un ambiente di laboratorio.

“Il sonno scarso è molto comune negli studenti universitari, con il 60% di ragazzi che dormono in meno rispetto alle sette ore raccomandate per il 50-65% delle notti. La TMR potrebbe aiutare a memorizzare le nozioni necessarie per superare un esame, dato che l’apprendimento a memoria solitamente non avvantaggia la comprensione e il mantenimento dei concetti”, osserva ancora Scullin.

Il suo team ha reclutato 50 studenti universitari, di età compresa tra i 18 e i 33 anni, che sono stati sottoposti a due sessioni di polisonnografia. “Durante la lezione abbiamo fatto ascoltare musica classica, da Beethoven a Vivaldi a Chopin, ripetendo la riproduzione in laboratorio quando lo studente dormiva profondamente, per una durata di circa 15 minuti. Il gruppo di controllo è stato invece sottoposto all’ascolto di rumore bianco”, spiega Scullin, sostenendo che molti ragazzi hanno dichiarato di ascoltare abitualmente musica classica durante lo studio.

“Abbiamo escluso gli altri generi, alcuni troppo frammentati come il jazz, altri perché semplici da ignorare, come l’ambient, altri ancora troppo pervasivi, come il popular, in cui è difficile non concentrarsi sul testo. La musica classica comprende canzoni molo distintive che possono essere facilmente associate con il materiale didattico”, osserva ancora il direttore dello SNAC, menzionando studi precedenti secondo i quali i ricordi associati a segnali sensoriali, come un odore o una canzone, vengono riattivati quando il segnale viene ricevuto in seguito.

“Il nostro studio suggerisce che durante il sonno è possibile riattivare e rafforzare ricordi esistenti relativi alle lezioni”, dichiara Chenlu Gao, coautore del documento. “Il prossimo passo sarà implementare questa tecnica nelle aule, o nelle piattaforme online, visti le attuali misure adottate per l’emergenza COVID-19. La nostra speranza è che siano molti i benefici a lungo termine derivanti dall’uso della TMR, anche se potrebbe essere necessario ascoltare la musica per molte notti consecutivamente. D’altronde, la ripetizione dei concetti è un metodo consolidato per ogni forma di studio”, concludono i ricercatori. 

agi

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