Varianti virus covid in circolazione
Questa settimana il nostro Paese ritorna quasi tutto in giallo, in controtendenza rispetto alle decisioni forti degli altri principali Paesi europei che, di fatto, sono in ancora in lockdown a causa della diffusione del virus e delle sue varianti.
Nella giornata di ieri è stata emessa una circolare dal Ministero della Salute che ha posto l’accento sulle varianti in circolazione (Inglese, Sudafricana e Brasiliana) in Europa e la loro maggiore capacità di trasmissione dell’infezione anche nei soggetti che hanno già avuto il Covid o che sono stati vaccinati. Questo perché gli anticorpi prodotti in seguito al primo contatto con il virus potrebbero non riconoscere le varianti.
Questo rischio da noi si aggiunge alla grande fragilità del sistema di monitoraggio: da qualche mese non riusciamo più ad effettuare tracciamenti per interrompere le catene di trasmissione. Il numero ancora alto di positivi registrati ogni giorno (tra i 10.00 ed i 20.000) rende impossibile lo studio delle catene di contatti.
Leggendo inoltre la circolare del Ministero della Salute, si rileva di fondamentale importanza il tracciamento almeno dei soggetti in cui si è riscontrata la positività ad una delle varianti, per cercare di bloccarne, così, la sua diffusione. Ma per riconoscere la tipologia di virus che ha infettato un soggetto, lo si deve sequenziare. Da qui la domanda: in Italia stiamo effettuando i sequenziamenti per individuare se i soggetti infetti sono stati colpiti dal virus “originario” o dalle sue “varianti”?
Corriereuniv ha posto questa domanda al prof. Andrea Crisanti, direttore dell’unità operativa complessa di microbiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, secondo il quale: “non si sta sequenziando abbastanza, fondamentalmente”.
Mi ricollego qui ad un’altra affermazione amara quanto realistica, rilasciata da Crisanti: “Stiamo facendo tante raccomandazioni ai giovani e alla gente e non ci rendiamo conto di tutti gli sbagli che sono stati fatti da presidenti di regione e da tecnici, nel considerare come combattere questa epidemia”. “Penso – ha aggiunto Crisanti – che bisognerebbe cominciare a dare suggerimenti a loro, credo sia una cosa allucinante che dopo quello che è successo a febbraio / marzo dello scorso anno, noi ci ritroviamo ancora in questa situazione: questa cosa è inaccettabile ”.
Come dargli torto, il virus corre ma la nostra gestione è stata, ed è ancora, troppo incerta, lenta ed a tratti incomprensibile.
Basta guardare alle aperture frettolose di questa estate, quando si era convinti che il virus sarebbe magicamente sparito.
Basta riflettere sul fatto che nella prima ondata, quando il virus ci ha preso alla sprovvista, abbiamo contato ben 35.000 vittime, nella seconda ondata più di 54.000 (ad oggi).
Speranze per fortuna arrivano intanto dal fronte vaccini, sul quale le farmaceutiche e la scienza hanno corso quanto il virus. Bisognerà però fare i conti con il numero dei vaccini a disposizione: è ancora insufficiente per procedere con una vaccinazione di massa in tempi rapidi e le ultime notizie sul terzo vaccino approvato (AstraZeneca) non sono incoraggianti.
AstraZeneca, considerando la bassa efficacia di protezione (59,5%), la somministrazione raccomandata ai soli under 55 e le varianti in circolazione, che ne riducono ulteriormente l’efficacia, non rassicura. “Un atto di disperazione” a detta di Crisanti.
Intanto stamattina l’Aifa, a conferma della situazione critica, ha fatto retromarcia dando indicazione di somministrare il vaccino AstaZeneca anche agli over 55 “in salute”. Appena due giorni fa ne raccomandava l’uso ai soli soggetti under 55.
Cosa dire? Incrociamo le dita.
S.G.
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