Agli studenti stranieri non piace l’Italia: iscrizioni crollate del 50% in appena un anno

I dati dell’Osservatorio Talents Venture lanciano l’allarme sul poco “appeal” dei nostri atenei nei confronti degli studenti che provengono da altri Paesi. Su 100 studenti che frequentano l’univerisità solo 2,79 sono stranieri.

L’appeal delle università italiane nei confronti degli studenti stranieri continua ad essere molto basso. A confermarlo è l’analisi dell’Osservatorio Talents Venture che richiama l’ultimo report Education at a glance 2021 dell’Ocse, secondo cui gli studenti stranieri in Italia nel 2019 erano circa 55 mila (il 3% del totale) contro i 107mila (vale a dire il 6%) dell’anno precedente: in pratica il 50% in meno in appena 12 mesi.

A preoccupare però c’è anche un altro dato, quello che riguarda gli studenti che scelgono di proseguire in Italia il loro percorso di studi. Sulla totalità di 100 studenti italiani che prosegue gli studi dopo il diploma – spiega lo studio di Talents Venture – gli stranieri in Italia sono appena 2,79. Tra gli altri Stati industrializzati, solo la Turchia e una parte del Sud America (Cile, Colombia e Messico) vantano performances peggiori.

Se consideriamo l’anno accademico 2020/21 l’ateneo con più studenti stranieri iscritti per la prima volta all’università sul totale degli immatricolati è quello di Roma Saint Camillus con un 40,7% di stranieri. Completano il podio, al secondo posto, Perugia Stranieri con il 39,9% e, al terzo, Humanitas University con il 30,7 per cento.

Confrontando le iscrizioni di studenti internazionali nell’anno accademico 2016/2017 e quelle del 2020/21 si scopre che l’università in cui è aumentata maggiormente la quota di immatricolati proveniente dall’estero è Cassino con una crescita di 13,5 punti percentuali. Alle sue spalle troviamo Milano San Raffaele (+ 7,6%) e Messina con un incremento di 5,8 punti percentuali.

Numeri che portano l’Osservatorio guidato da Pier Giorgio Bianchi dalle colonne del Sole 24 Ore a porre più di un interrogativo. “Nel dibattito di tutti i giorni ci si preoccupa spesso dell’imponente fenomeno di abbandono dei talenti italiani che preferiscono emigrare all’estero per ragioni di studio o di lavoro. Tuttavia, la stessa attenzione non viene forse dedicata all’attuale scarsa attrattiva dei nostri atenei nonostante le eccellenze di alcune nostre università e il rinomato fascino culturale dell’Italia. Come è possibile invertire questa tendenza?”.

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