Il ricorso di Consulcesi crea un precedente storico sul numero chiuso in Italia, il Consiglio di Stato chiede al Tar di “valutare legittimità riduzione posti per fabbisogno produttività nazionale”. Sarà il Tribunale Amministrativo quello chiamato ora a valutare riapertura delle graduatorie. Per la prima volta viene messa in discussione la riduzione dei posti alla facoltà di Medicina, operata in virtù di quello che in ambito giuridico viene definito il “fabbisogno produttivo nazionale” e non solo sulla base delle effettive capacità ricettive delle università. «Il Consiglio di Stato – entra nei dettagli l’avvocato Marco Tortorella, che ha patrocinato i ricorsi per Consulcesi – attraverso le ordinanze cautelari del 25 maggio scorso ha ritenuto meritevole di approfondimento la questione della illegittimità della riduzione dei posti disponibili a livello nazionale ad opera del Miur in base appunto al “fabbisogno produttivo nazionale”. L’ammissibilità di tale parametro ed i criteri di determinazione non era mai stata adeguatamente valutata dai Giudici amministrativi». Se la censura venisse accolta, diverrebbe illegittima la riduzione dei posti resi disponibili dal Miur rispetto a quelli indicati dagli atenei in numero maggiore. Questo porterebbe come immediata conseguenza alla riapertura della graduatoria all’ammissione dei ricorrenti.
Da anni in prima linea a tutela anche dell’accesso alla professione con significativi risultati ottenuti per la riammissione a Medicina e alle Scuole di Specializzazione, Consulcesi potrebbe, dunque, aprire un altro varco giurisprudenziale come già fatto per altre violazioni come quelle delle normative Ue sul trattamento economico negato,tra il 1978 ed il 2006, agli ex specializzandi in cui a favore è riuscita a far riconoscere ad oggi oltre 530 milioni di euro. «In attesa della decisione del Tar, si segna un importante passo sulla vicenda – commentano da Consulcesi –. Da sempre sosteniamo che il numero chiuso, così come è attualmente organizzato, presenti ampie lacune e profili di illegittimità già evidenziati da numerose sentenze. Riteniamo necessaria una riforma che tenga conto anche della necessità di creare un sistema virtuoso mantenendo standard qualitativi e di sostenibilità”.
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