Anche le università della Campania avranno il profilo “Alias” per gli studenti transgender. Il Consiglio regionale partenopeo ha infatti approvato la mozione presentata dal consigliere Carmine De Pascale avente ad oggetto “Attività di sensibilizzazione all’utilizzo della procedura cd Alias negli atenei della Campania”, ossia una mozione che invita gli atenei campani ad utilizzare la procedura, per le persone transgender che non hanno ancora i documenti confacenti alla propria identità di genere, che prevede un secondo libretto con un nome elettivo.
L’approvazione è avvenuta quasi all‘unanimità, con un solo voto contrario, quello di un consigliere di Fratelli d’Italia. Un ulteriore passo avanti in difesa dei diritti civili, in cui maggioranza e opposizione si sono unite per rendere la Campania una regione ancor più inclusiva. Grazie al profilo “alias”, ora gli studenti trans potranno richiedere ed attivare un profilo temporaneo per la gestione della carriera in cui sarà riportato il nome che più corrisponde al genere percepito, pur non avendo ancora effettuato interventi chirurgici per il cambio di sesso.
Da alcuni anni a questa parte le università della Penisola hanno messo in campo vari strumenti in direzione degli studenti trans: come la carriera “Alias” o la il doppio libretto universitario. Ma non tutte. Fa specie il caso ad esempio della Sapienza di Roma, il più grande ateneo d’Europa infatti è rimasto indietro sulla tutela dei diritti dei transgender rispetto i colleghi. Il primo ateneo italiano a dare ai suoi studenti in transizione la possibilità affiancare a quello “legale” – in cui c’è il nome anagrafico e può essere visto solo in segreteria – un libretto pubblico da mostrare a docenti e colleghi – che riporta invece il nome scelto in conformità al genere sessuale percepito – è stata, nel 2003, l’Università di Torino, seguito dall’Alma Mater di Bologna e dalla Federico II di Napoli. Ancora, la Statale e Bicocca – e, più di recente, il Politecnico – di Milano e le Università di Padova, Verona, Bari, Catania, Urbino, Pavia. Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, ha assicurato: “Ci stiamo lavorando con l’obiettivo di risolvere la questione. Il problema è tecnico, non è legato alla volontà politica. Appena mi propongono, mi auguro quanto prima possibile, una soluzione tecnicamente valida procederemo”. Della questione si occuperà – è lo stesso rettore a comunicarlo ad HuffPost – una Commissione istituita qualche settimana fa e formata da Giuliana Scognamiglio, Raffaella Iovane, direttrice del Centro InfoSapienza, Giulietta Capacchione, direttrice dell’Area “Servizi agli studenti” e da diversi funzionari che si occupano del sistema informatico.
Ora che le procedure si stanno informatizzando, si sta passando all’assegnazione di un’identità “provvisoria, transitoria e non consolidabile per una carriera alias che resterà attiva fintantoché lo studente proseguirà i suoi studi universitari”, spiega ad HuffPost Paolo Valerio, ordinario di psicologia clinica alla “Federico II” di Napoli, presidente dell’Osservatorio nazionale Identità di genere. “È quasi del tutto impossibile un sano e pieno sviluppo della propria personalità se una persona deve continuamente affrontare discriminazioni e stigmatizzazione ogni qualvolta debba mostrare il proprio documento di identità – sottolinea Valerio, che presiede anche la Fondazione Genere Identità Cultura e dirige il Centro di ateneo SInAPSI, che offre servizi e iniziative per favorire la partecipazione di tutti gli studenti alla vita universitaria – È impossibile concepire un pieno sviluppo della salute mentale di una persona se essa deve rivelare la propria fase di transizione o la propria condizione di persona transessuale o transgender ogni volta che ha bisogno di fare un acquisto o cercare un lavoro”.
Alla Sapienza invece sarebbero di più, ma per ora devono aspettare. “Stando a quel che mi hanno riferito alcuni studenti che vivono la condizione di disforia di genere e le associazioni che mi hanno sollecitato nel corso del tempo per l’istituzione del doppio libretto, gli studenti che chiederebbero l’attivazione di una carriera alias nel nostro ateneo sono poche decine – spiega Giuliana Scognamiglio, delegata alle Pari Opportunità dell’ateneo romano – si tratta di una minoranza che deve essere comunque tutelata”.
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