USA, studenti sempre più indebitati: "Si rinuncia persino a nutrirsi adeguatamente"

Gli studenti americani sono sempre più indebitati. E’ notizia di oggi il record raggiunto dei debiti studenteschi negli USA, che ha toccato quota 1.320 miliardi di dollari. E anche gli italiani non restano a guardare. “I debiti contratti dagli studenti per pagare le costose università americane sono un vero fardello sulle loro vite quando essi si accingono ad entrare nel mondo del lavoro”, afferma in un comunicato al Corriere dell’Università Alberto Campailla, portavoce di LINK – Coordinamento Universitario.

Secondo le stime uno studente si trova in media con un debito di 35.000 euro appena chiude i suoi studi. Ma non tutti i neolaureati hanno la possibilità di trovare lavoro usciti dall’università e quindi le percentuali di mancato rientro di tali somme sono elevate: “Ciò porta ad una costante crescita del debito studentesco – spiega Campailla – con un tasso di ben 100 miliardi l’anno”.

“Le condizioni degli studenti americani sono molto difficili anche durante il percorso di studi: è stato evidenziato da numerosi articoli come essi rinuncino a tutto, persino a nutrirsi adeguatamente, pur di rimanere entro i limiti di spesa di cui dispongono. A ciò si aggiunge che anche le università pubbliche stanno alzando i loro costi, in ragione dei tagli subiti dalla spesa per istruzione nei diversi stati americani colpiti dalla crisi. L’evidenza data da queste notizie dovrebbe far riflettere profondamente sui modelli di sistema universitario che alle volte vengono proposti anche in Italia”.

“Da un lato è possibile costruire un paragone tra l’aumento dei costi nelle università pubbliche americane e in quelle italiane, che hanno subito al pari delle statunitensi un forte taglio agli investimenti pubblici, dall’altro si evince come il sistema dei prestiti entri in aperta contraddizione con quello che è il diritto allo studio e come costituisca una pesante ipoteca sulle vite future degli studenti – aggiunge Campailla. Per questo rigettiamo le affermazioni di coloro che propongono il ‘prestito d’onore’ come possibilità per i meno abbienti di accedere agli studi. Non cediamo a questo inganno e non accettiamo che, mentre il diritto allo studio non viene adeguatamente finanziato, agli studenti sia richiesto di indebitarsi per studiare. Chiediamo invece – conclude Campailla – che sia fatta in Italia una politica seria per recuperare il calo delle immatricolazioni di questi anni. Gli Stati Uniti ci dimostrano come sia compito della società tutta prendersi in carico i costi dello studio degli studenti universitari, pena pagarne un prezzo molto alto in termini di ricadute sociali ed economiche”.

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