350 ricercatori del Cnr rischiano di perdere il lavoro: “Senza nostre competenze attività di ricerca compromessa”

L’ente in una nota afferma che “è in via di definizione un programma di reclutamento selettivo per uno stanziamento di 13,3 milioni di euro che stabilizzerebbero 205 idonei su 335

Circa 350 ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) rischiano di andare a casa a dicembre se l’ente non li stabilizza. “Siamo in presidio permanente da una settimana. Non capiamo il motivo per cui non possiamo essere assunti se l’ente stesso ha dichiarato che le risorse ci sono”, afferma Giovanni Quattrocchi. “Vorremmo un dialogo con la presidente Carrozza perché se verranno a mancare le nostre competenze tutta l’attività di ricerca verrà compromessa”, afferma Stefania Coppa. L’ente ha messo a disposizione 3,3 milioni di euro a cui dovrebbero aggiungersi altri 10 in legge di Bilancio. “Ma per stabilizzare tutti servirebbero 20 milioni”, affermano i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil.

L’ente in una nota rileva che sono 1.400 i lavoratori stabilizzati negli ultimi anni e rende noto che “è in via di definizione un programma di reclutamento selettivo per uno stanziamento di ulteriori 13,3 milioni”. Confermando quanto affermato dagli stessi ricercatori. Questo stanziamento, prosegue la nota, è “subordinato all’approvazione della legge finanziaria 2022” ed “equivale a 205 idonei nelle liste di stabilizzazione rispetto ai 335 aventi diritto”. L’ente osserva inoltre che da una recente indagine di confronto con alcuni importanti enti di ricerca a livello europeo “è emerso che la capacità del Cnr di attrarre risorse da fondi di ricerca sia la più alta (circa 30%)”, ma che attualmente “appare molto bassa la quota di finanziamento nazionale: il finanziamento dello Stato per ricercatore colloca il CNR all’ultimo posto tra i grandi enti di ricerca internazionali”.

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