Università a rischio crack in Brasile: “Non abbiamo i fondi nemmeno per pagare acqua e pulizie”

Le risorse a disposizione degli atenei hanno subito un taglio che li ha riportati ai livelli del 2004. A luglio almeno tre università potrebbero chiudere.

Università a rischio chiusura in Brasile. Alcuni atenei, infatti, corrono il rischio di dover interrompere la loro attività nel pieno dell’anno accademico a causa di una grave mancanza di finanziamenti. La quota disponibile per gli investimenti e la manutenzione delle strutture nel 2021 è scesa ai livelli del 2004. Nel frattempo, però il Brasile ha più che raddoppiato il numero dei suoi studenti. Per questo, i dirigenti di alcuni tra gli istituti più importanti del Paese, come la Universidade Federal do Rio de Janeiro (Ufrj) e la Universidade Federal de São Paulo (Unifesp), parlano della possibilità di interrompere le lezioni a partire da luglio

Secondo i dati disponibili sul Panel de Orcamento Federal del ministero dell’Economia, al momento in 69 università del Paese, per circa 1,3 milioni di studenti, sono disponibili fondi per 2,5 miliardi di reais, quasi 39,5 milioni di euro. Le spese discrezionali vanno da quelle più basiche, come il pagamento dell’acqua e dell’elettricità e dei servizi di pulizia e sicurezza, fino alla fornitura delle borse di studio, la ricerca di materiali per le ricerche scientifiche e le ristrutturazioni degli edifici. Con un budget così basso, studenti con meno risorse rischiano di perdere gli aiuti che permettono loro di frequentare le università. A repentaglio in molti casi è anche la capacità di pagare acqua, luce e pulizie. 

Il rettore dell’Ufrj, Denis Pires Carvalho, ha detto in un’intervista al quotidiano O Globo che, se non ci dovesse essere nessuna modifica del budget, l’ateneo chiuderà a luglio. “Con quello che abbiamo a disposizione per le spese adesso la Ufrj smette di funzionare tra due mesi. Le lezioni continuano solo perché sono da remoto, ma tutti i restanti servizi dell’ateneo, come ospedali e ricerche, incluso quelle necessarie per lo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19, verranno interrotte”.

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