In occasione dell’apertura del bando del dottorato “L’Europa e l’invenzione della Modernità”, Corriereuniv ha raccolto le testimonianza dei dottorandi che hanno partecipato alla prima edizione del bando con il diverso bagaglio culturale.
Agnieszka Wiatrzyk
Dopo un anno trascorso a Parigi in Erasmus, ha deciso di non rientrare più in Polonia dove è nata e dove aveva iniziato i suoi studi. Grazie a una borsa di studio del governo francese ha continuato le sue ricerche su un architetto italiano, Giovanni Antonio Dosio su cui sta lavorando nell’ambito del dottorato europeo del SUM.
“Mi ha colpito positivamente che il percorso didattico sia stato comune nonostante gli allievi provenissero da esperienze di studio diverse. Questo ci ha permesso di confrontare gli approcci alla ricerca di diverse discipline. Per me è stato molto stimolante. Lo studio della nascita della modernità attraverso i secoli e i paesi mi ha fatto capire quanto siano relative le nozioni o almeno quanto spesso dimentichiamo il concetto di relatività. Per il mio progetto personale, queste settimane sono state un’ottima lezione su come rispondere ad alcune questioni metodologiche e su come formularne di nuove.
Ho amato lavorare a Palazzo Strozzi, una delle gemme del gioiello che è Firenze. Condividere quest’esperienza con gli altri allievi, sia borsisti che uditori, non ha fatto che aumentare il fascino delle scoperte fatte, perché ognuno di noi ha portato con sé il proprio modo di vedere le cose, specchio in cui riflettersi e confrontarsi anche per interpretare la storia”.
La sua doppia nazionalità italiana e francese sembra essere il motive principale della sua partecipazione al dottorato europeo, ma sono state le sue ricerche su Federico Fragoso, una rinomata personalità ecclesiastica italiana che ha vissuto tra l’Italia e la Francia, a spingerlo verso questa scelta. E poi, non avendo mai studiato all’estero, sentiva il bisogno di lanciarsi oltreconfine.
“Nelle sei settimane a Firenze ho avuto modo di frequentare diverse biblioteche cittadine, in particolare la Nazionale, quanto mai preziosa dal momento che possiede praticamente tutti i libri pubblicati in Italia. Ho potuto consultare opere che a Torino, la mia città di residenza, non avrei avuto modo di visionare se non attraverso il costoso e lento prestito interbibliotecario. Firenze rappresenta un luogo davvero unico in Italia per studiare sia per l’imponente materiale documentario e bibliografico sia per la presenza di diversi istituti di ricerca sul Rinascimento, infatti non escludo di tornare tra qualche mese per proseguire le mie ricerche”.
Nata a Nanchino nel 1985 arriva per la prima volta a Parigi a 17 anni grazie a uno scambio culturale organizzato dal suo liceo. Resta affascinata dalla capitale francese e, dopo aver iniziato a studiare Economia abbandona tutto e si dedica alla sua vera passione: le traduzioni. Vince le selezioni per un master in Traduzione e Interpretariato che le fa scoprire il lavoro del gesuita francese Jean-Bapstiste Du Halde, il primo occidentale che ha tradotto testi cinesi in una lingua europea.
“Le settimane di studio a Firenze sono state un’esperienza bellissima. Ho apprezzato molto l’enfasi posta da alcuni professori sull’evoluzione della storiografia e sulla sua eterogeneità. Allo stesso modo mi ha colpito la riflessione condivisa con i professori sulla condizione attuale della storia, un’analisi critica fondamentale per la nostra ricerca. Studiare a Firenze mi ha permesso anche di ampliare la mia esperienza europea, fino ad ora essenzialmente francese.
Mi ha dato il senso della diversità presente in Europa, un elemento importante anche per la mia ricerca. Mi spiace solo che il mio italiano non era così buono da permettermi di comunicare agevolmente con del persone del posto. Spero che nel prossimo semestre fiorentino potrò padroneggiare meglio la lingua e vivere a pieno la città, oltre a lavorare più attivamente al SUM che per la bellezza del Palazzo Strozzi e la disponibilità del suo staff è una cornice ideale”.
Argentina di nascita, aveva già espresso la sua vocazione internazionale studiando per quattro anni in Germania, prima di approdare a Parigi. Le sue ricerche sul ruolo dei pirati inglesi nei conflitti religiosi dell’Europa del 1600 l’hanno portata a scegliere il dottorato europeo per la possibilità di approfondire in diversi paesi questo particolare soggetto di ricerca.
“Durante le settimane di seminari ho avuto l’opportunità di imparare molto dai differenti approcci di studio, in particolare ho apprezzato che ogni professore abbia usato il proprio metodo per organizzare i corsi dandoci la possibilità di apprezzare le differenze.
Anche se a volte le lezioni hanno trattato argomenti lontani dal mio soggetto di ricerca, sono sicura che mi hanno stimolato moltissimo e mi hanno incoraggiato a pensare la storia in modo più profondo. Parte integrante dell’esperienza è stata la combinazione di un ambiente più domestico, alcuni dei compagni di corso infatti sono stati miei coinquilini, e quello più accademico con i professori del SUM”.