Supplenti brevi senza stipendio da settembre per colpa della burocrazia

I sindacati: “Inaccettabile. Il sistema di pagamento va cambiato”

Anche quest’anno migliaia di docenti di ogni ordine e grado che hanno accettato supplenze brevi sono da mesi sono senza stipendio. Maestri e professori che entrano in aula ogni giorno ma che non vedono un centesimo da settembre. Sul loro cedolino, infatti, non è arrivato lo stipendio del primo mese di scuola né quelli di ottobre, novembre e tanto meno di quest’ultime settimane. Una situazione che i sindacati definiscono “inaccettabile”. Un fenomeno, quello dei ritardi dei pagamenti delle retribuzioni dei supplenti cosiddetti “brevi” che si ripete da anni e non conosce tregua. Quest’anno, però, l’erogazione da parte del Mef potrebbe avvenire nei prossimi giorni e che entro la fine del mese il personale scolastico si vedrà accreditati tutti i soldi, arretrati compresi.

Un problema burocratico

Dietro lo stipendio di un supplente breve, infatti, c’è una cooperazione applicativa che vede coinvolti il sistema informativo del ministero dell’istruzione (Sidi) e due sistemi del ministero dell’economia e delle finanze (il sistema NoiPA e il sistema Spese della Ragioneria generale dello Stato, Rgs). Per ogni supplenza, la scuola inserisce sulla piattaforma Sidi i contratti di lavoro: le informazioni arrivano a NoiPa che effettua tramite Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) il calcolo delle competenze per ogni singola rata di pagamento da autorizzare. Il sistema di contabilità generale (GePos), infine, verifica la capienza delle competenze calcolate da NoiPA.

Se tutto fila liscio e le risorse ci sono, la segreteria della scuola autorizza il pagamento della rata. L’autorizzazione, tuttavia, può essere revocata a causa di una variazione del rapporto di lavoro (ad esempio un’assenza con riduzione dello stipendio): in tal caso tutto il processo rallenta, perché NoiPA deve ricalcolare l’ammontare del dovuto. Quando finalmente il calcolo dello stipendio è corretto, NoiPA controlla con la Ragioneria Generale dello Stato che ci siano le risorse. Se tutto è ok, NoiPA predispone il cedolino. In caso di incapienza di risorse sul capitolo di bilancio, il pagamento delle rate dei contratti della scuola che gravano sul capitolo incapiente viene sospeso. Il supplente, nel frattempo, può visualizzare sul sito di NoiPa lo stato di lavorazione del suo stipendio, ma senza ricavarne notizie utili a capire quanto tempo dovrà attendere per essere finalmente pagato. E chi chiede chiarimenti via mail al servizio assistenza di Noipa rischia di ricevere risposte sconfortanti.

Sindacati: “Sistema va cambiato”

“Il sistema di pagamento dev’essere cambiato in modo da garantire la regolarità della corresponsione delle liquidazioni mensili – afferma a Corriereuniv.it Gianna Fracassi, segretaria nazionale Flc-Cgil -. È inaccettabile che non si paghino tempestivamente le persone che lavorano, ci sono supplenti che hanno iniziato a lavorare a settembre e ancora non hanno visto un euro. Lo scorso anno scolastico avevamo ottenuto un tavolo sulle semplificazioni amministrative. Il Governo si era impegnato, tra le altre cose, a garantire il pagamento regolare degli stipendi ai supplenti”.

La Cgil ha intenzione di proseguire l’azione di sollecitazione fino risolvere una volta per tutte questa situazione di insolvenza ricorrente e prolungata da parte dello Stato nei confronti dei lavoratori precari della scuola. Posizione condivisa dal numero uno della Uil ScuolaGiuseppe D’Aprile: “Il Ministero dell’Istruzione e del merito, in questa vicenda, emerge come il peggior datore di lavoro – come riporta l’Ansa -. Non riesce a garantire una puntuale e legittima retribuzione. La mancanza di sicurezza economica, soprattutto durante le festività natalizie, accentua ulteriormente la difficile condizione di questi lavoratori i quali contribuiscono anche loro a far funzionare le scuole tutti i giorni. Promettere di risolvere la situazione solo a partire dal 2024-25 suscita perplessità e sconcerto. Non riusciamo a comprendere quali siano le difficoltà organizzative che impediscono il regolare pagamento di coloro che, con impegno e dedizione, lavorano tutti i giorni affrontando anche spese ingenti legate agli spostamenti e agli affitti”.

Sul caso interviene sul facebook anche il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico: “Ogni anno questi lavoratori vedono qualche soldino solo a gennaio. E percepire a gennaio stipendi dell’anno precedente si ha come conseguenza una tassazione separata senza detrazioni d’imposta. Conseguenza? Una perdita economica fino a duecento euro. Oltre al danno la beffa”. Nemmeno la Cisl Scuola giustifica il ministero: “Se il problema – spiega a Corriereuniv.it la segretaria nazionale Ivana Barbacci – torna così spesso di attualità, significa che la gestione dei flussi finanziari per il pagamento delle supplenze è tutto fuorché rispettosa di un diritto sacrosanto, quello delle lavoratrici e dei lavoratori a essere pagati il giusto e in modo tempestivo. Le regole sono quelle fissate dal Dpcm del 31 agosto 2016, con l’obiettivo di assicurare il pagamento delle competenze spettanti al personale entro e non oltre l’ultimo giorno del mese successivo a quello in cui avviene la prestazione di lavoro: il servizio di ottobre, stando a quelle regole, deve essere liquidato entro la fine di novembre. Ma la procedura è talmente complicata che tende facilmente a incepparsi”.

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