“Liberi tutti”. Lo slogan che riecheggia nei corridoi universitari da Nord a Sud è uno solo. Roma, Milano, Napoli. Ma anche Pisa, Venezia, Padova, Genova e Palermo. In tutta Italia sono stati molti gli atenei che si sono mobilitati per manifestare solidarietà agli studenti arrestati ieri mattina su disposizione della Digos di Torino in seguito ai fatti del 18 maggio scorso. Rettorati occupati, assemblee permanenti, facoltà in fermento e nel capoluogo piemontese anche un corteo serale per le vie del centro: la protesta dell’Onda ha trovato una sola voce e chiede di rilasciare subito gli arrestati, fermati – si legge nelle motivazioni del provvedimento – per “il rischio di reiterare i reati” al G8 organizzato nei prossimi tre giorni all’Aquila.
Una decisione, quella della custodia cautelare, che il sociologo Gianfranco Bettin condanna senza appello: “Dalle motivazioni dell’operazione giudiziaria che in queste ore ha colpito alcune decine di attivisti del movimento degli studenti – afferma Bettin – emerge un’immagine irriconoscibile di ciò che è davvero stata in questi mesi l’esperienza dell’Onda e, in genere, la mobilitazione che ha contestato punto per punto la riforma scolastica e universitaria proposta dal governo e l’idea di società, di sapere e di ricerca che quella riforma sottende”.
Insomma, per il sociologo veneziano nell’Onda non ci sono “né complotti né infiltrati, c’è solo un movimento grande e forte la cui criminalizzazione è non solo inaccettabile, ma foriera di altre gravi derive e asprezze”. Per Bettin, “è stato ed è un movimento grande, forte, pacifico, creativo, uno dei più importanti di questi anni”. “Sconcertano dunque le motivazioni degli arresti – aggiunge il sociologo – che sembrano rinviare a un’idea della mobilitazione figlia di altri tempi, ipotizzando complotti e infiltrazioni: e perché no il ‘Grande Vecchio’ o il Voldemort di Harry Potter?“.
Tra le diverse forme di protesta si segnala quella di Genova, dove gli esponenti dell’Onda hanno interrotto una conferenza strategica sul futuro della città: una trentina di ragazzi sono entrati nella sala dove si teneva convegno ripetendo lo slogan “Rettore prendi posizione o con noi o con la repressione”. “Siamo qui per chiedere una presa di posizione contro un gesto intimidatorio volto a bloccare la protesta di chi si batte contro la precarietà e a favore della scuola pubblica” hanno detto gli studenti. Il rettore dell’ateneo genovese, Giacomo Deferrari, ha risposto esprimendo solidarietà: «Pur non conoscendo a fondo i fatti, in linea generale sono contrario al fatto che studenti che manifestano vengano arrestati. Cose come queste nel nostro Paese succedono ormai troppo spesso».
Manuel Massimo