SONDAGGIO: Esistono Atenei di serie A e di serie B in Italia?

“Ci sono Università di serie A e di serie B, è ridicolo negarlo”. Così ha parlato lo scorso 18 febbraio il premier Matteo Renzi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Torino. “Ci sono delle università che riescono a competere nel mondo e università validissime, che però hanno un’altra funzione, un’altra missione. Non è che si tratta di dividere le università di serie A e di serie B perché lo fa il governo, ci sono già università di serie A  e di serie B nei fatti, in Italia“. Le parole di Renzi hanno mosso il dibattito intorno all’Università e al mondo accademico italiano. Oggi, dopo l’approvazione dell’emendamento al Ddl sulla Pubblica Amministrazione presentato dall’On. Marco Meloni, che che vuole “superare” il voto di laurea come requisito minimo per l’accesso ai concorsi pubblici, il dibattito si fa ancora più infuocato.
Insomma, è giusto dare maggior peso in sede concorsuale all’Ateneo di provenienza? E, infine, esistono davvero gli Atenei di serie A e di serie B in Italia? Partecipa al sondaggio di CorriereUniv!
 

 
Ma quali sono, in realtà, le Università di serie A e quelle di serie B in Italia? Ci ha pensato ad evidenziarle ROARS, sulla base dei dati ANVUR, l’agenzia di valutazione riconosciuta dal MIUR.
L’ANVUR, nella sua valutazione VQR 2004-2010, ha pubblicato la classifica degli “Atenei al Top” in Italia. Al primo posto Padova, poi Trento e la Bicocca di Milano. Della Sapienza di Roma o del Politecnico di Torino neanche l’ombra. E il Sud, ancora una volta, spicca per assenza di Atenei.
AteneiTopSerieA
E come vanno le cose a livello internazionale? Male, senza dubbio. Nelle principali classifiche internazionali gli atenei italiani stentano ad entrare, a volte, nei primi 100 posti.

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  1. Come sempre si parte da un tema sul quale si può riflettere (in questo caso l’esistenza di atenei migliori di altri) per semplificare, tirare fuori frasi ad effetto e strumentalizzare. A quale fine? Il solito: agitare gli animi per giustificare riforme grossolane. Spesa riforme populistiche che nei fatti “buttano via il bambino con l’acqua sporca”. In questo caso si arriverà a creare atenei di serie A con tasse di serie A che solo alcuni potranno permettersi e atenei “discount” per i più? Con la beffa che di quella laurea potrà metterla nella raccolta della carta? A proposito di liste, ma fino a ieri gli studenti italiani erano quelli apprezzati nell’ambito della ricerca internazionale? Riflessioni serali poco serene ..

  2. Per me le Università di serie B esistono, e sono generalmente parlando le telematiche, ove vengono riconosciuti “all’esperienza sul lavoro” un numero di crediti improbabile, con il risultato di generare autostrade per le lauree semplificate, al termine delle quali però il neolaureato non è all’altezza dei suoi colleghi provenienti dalle altre Università.
    Secondo me bisognerebbe stringere fortemente la libertà di azione delle telematiche, imponendo un po’ dei vincoli che il nostro amato stato ha imposto alle Università pubbliche. Quanto all’ANVUR, forse non è del tutto sbagliato, ma i criteri andrebbero rivisti, ad esempio dando maggior peso a brevetti e trasferimento tecnologico, ma non solo. E poi bisognerebbe che il Ministero comprendesse che devono potenziare il lato tecnologico del paese (ovviamente incluse Medicina e Biologia), perché solo investendo fortemente su questi settori ne verremo fuori.

  3. Le vere università di serie A sono quelle in cui per laurearsi si deve studiare non quelle in cui tutti negli anni previsti dal regolamento si laureano con il massimo dei voti

  4. Guido Danieli.. quando parli di telematiche è il caso che si informi bene.. hanno gli stessi obblighi e diritti delle tradizionali altrimenti non possono essere riconosciute.. inoltre per l’esperienza lavorativa possono riconoscere ..al massimo 12 cfu (la norma è 5 cfu) ossia se va bene un esame su 30… ma mediamente per le magistrali ne devi fare altre 29 per laurearti.. NON ESISTONO LAUREE DI SErIE B E SERIE A.. ma esistono laureati di serie B e serie A questo lo decide unicamente il mercato in base alle capacità soggettive e non delle università.. se sei un asino rimani un asino qualsiasi è l’intestazione della laurea… è SEMPRE IL MERCATO CHE VALUTA ALLA FINE.. C’è GENTE NON LAUREATA CHE VALE MOLTO DI PIU’ DI UN SUPER LAUREATO DI SERIE “A”…

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