Che l’università italiana stia subendo tagli, continui cambiamenti e precarietà non è una notizia “nuovissima”, ma se a questo aggiungiamo condizioni di disagio, mancanza di informazione e soprattutto contratti a tempo indeterminato che mutano i contratti a tempo determinato, otteniamo il mix perfetto per una protesta. Per queste ragioni i ricercatori napoletani della Federico II venerdì 15 gennaio sono scesi in piazza per dire basta a quanto sta accadendo.
“Un insieme di riforme che vanno a ricadere sui precari” ci ha detto Alessandro Arienzo ricercatore alla Federico II. “La crisi della nostra università è evidente, pur essendo io un ricercatore con contratto a tempo indeterminato sento di dovermi unire alla protesta. Stiamo andando contro la privatizzazione di tutto ciò che è università” ha affermato Arienzo.
Le norme pronte a rivoluzionare il sistema università andranno a toccare principalmente alcuni punti: innanzitutto la scomparsa del ricercatore a tempo indeterminato che sarà sostituito da un ricercatore con contratto triennale rinnovabile una sola volta; gli attuali 25.500 ricercatori presenti sul territorio nazionale saranno confinati in una condizione di buio totale poiché l’80% dei futuri posti di professore associato saranno destinati ai “nuovi ricercatori” con contratto a tempo determinato.
“Il nostro progetto è cercare di incidere sul processo legislativo che il ddl attuerà, dobbiamo manifestare la nostra contrarietà e l’unico modo è protestare” ci ha detto Gianluca Imbriani, ricercatore di scienze fisiche in prima linea per la sua facoltà.
Di comune accordo i due ricercatori nel momento in cui si parla di didattica, entrambi hanno ricoperto il ruolo di “docente” facendo sempre più del dovuto. “Teniamo lezione regolarmente come professori, e questa troppa disponibilità non ci è stata mai riconosciuta ne professionalmente, ne economicamente” ha raccontato Arienzo. “Non abbiamo fondi per finanziare alcunché, la finanziaria dello scorso anno ha tagliato molti ponti” ci ha detto Imbriani.
Le prospettive per il futuro non sono rosa, entrambi i ricercatori seppur da mondi diversi come la scienza e la filosofia condividono un senso di angoscia, ma continuano a battersi. “Stiamo collaborando con gli atenei di Fisciano e Benevento e continueremo ad organizzare assemblee in facoltà e nelle università per attirare anche persone che vengono dall’esterno, per far capire la nostra condizione” ci ha spiegato Arienzo.
Si sta vivendo una crisi profonda, dove i giovani trovano sempre meno spazio e sempre più precarietà. Come pensare al futuro a queste condizioni?
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