Proposta del CNRU:emendamenti al DDL Gelmini

Alla luce della settimana di mobilitazione dei ricercatori e del testo approvato dalla Commissione istruzione pubblica e cultura del Senato il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari (CNRU) ha redatto una proposta di modifica del DDL Gelmini.Premesso che il CNRU sostiene con forza la richiesta di maggiori finanziamenti all’Università pubblica affinché possa assolvere i suoi compiti istituzionali, esso ritiene che nello stato attuale di congiuntura finanziaria le eventuali risorse debbano essere impiegate principalmente per risanare i bilanci degli atenei, rilanciare la politica dei servizi agli studenti, risolvere il problema del precariato e dell’inserimento dei giovani.

Alla luce della settimana di mobilitazione dei ricercatori e del testo approvato dalla Commissione istruzione pubblica e cultura del Senato il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari (CNRU)ha redatto una proposta di modifica del DDL Gelmini.
Premesso che il CNRU sostiene con forza la richiesta di maggiori finanziamenti all’Università pubblica affinché possa assolvere i suoi compiti istituzionali,
esso ritiene che nello stato attuale di congiuntura finanziaria le eventuali risorse debbano essere impiegate principalmente per risanare i bilanci degliatenei, rilanciare la politica dei servizi agli studenti, risolvere il problema del precariato e dell’inserimento dei giovani.
Proprio per queste ragioni il CNRU è convinto che avanzare richieste di finanziamento per le progressioni di carriera dei Ricercatori non sia prioritario e anzi distrarrebbe le poche risorse eventualmente disponibili (turn over) pregiudicando così la possibilità di dare soluzione a problemi più urgenti.
Questo non significa che il CNRU non consideri prioritaria la soluzione del problema del riconoscimento del ruolo docente svolto dai Ricercatori in questi
anni e, di conseguenza, del loro inqudramento alla fascia dei professori associati. Anzi, il CNRU crede sia ormai improcrastinabile un provvedimento per gli attuali Ricercatori universitari, al momento assente nel DDL Gelmini, che risolva il problema dello stato giuridico, atteso da 30 anni.
Tale provvedimento che potrebbe essere inserito con soluzioni emendative nel DDL in questione o essere oggetto di un atto specifico separato, dovrebbe avere
le seguenti caratteristiche:
– dare una reale opportunità ad almeno 2/3 degli attuali Ricercatori di essere
inquadrati nella fascia dei professori associati;
– prevedere procedure diverse da quelle previste per i Ricercatori a TD secondo
il principio della diversificazione delle procedure di reclutamento
(Ricercatori a TD) da quelle di progressione di carriera (Ricercatori attuali);
– prevedere l’attribuzione di un’abilitazione nazionale basata su requisiti
oggettivi che tengano conto del lavoro svolto dai Ricercatori e cioè
sull’attività scientifica, didattica e sull’assistenza (per i Ricercatori delle
discipline mediche), annullando la discrezionalità delle commissioni che tanti
danni ha prodotto in anni di concorsi;
– prevedere l’inquadramento obbligatorio e immediato alla fascia dei professori
associati da parte degli atenei di appartenenza per tutti i Ricercatori che
hanno ottenuto l’abilitazione;
– essere sganciato dalla questione finanziaria, secondo il principio che il
merito non può essere valutato in relazione alle risorse disponibili, ma deve
essere un valore in sé: solo in questo modo si avrà la garanzia che il numero
di prese di servizio sia uguale a quello dei Ricercatori che hanno ottenuto
l’abilitazione;
– evitare di sottrarre risorse per non pregiudicare la possibilità di
finanziare la tenure track in modo da dare reali possibilità di inserimento ai
giovani e ai precari;
– portare a un allargamento significativo della base della piramide (numero dei
professori associati) in modo da rimettere in moto la dinamica delle
progressioni, anche nella fascia degli ordinari, ormai da tempo bloccata per
mancanza di risorse adeguate.

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