Palermo, lista hot di dottorande. Il rettorato: “L’autore è un loro collega e si è scusato subito”

Esplode la protesta delle studentesse: striscioni, volantinaggi e assemblee. La prorettrice alle Politiche di genere: “Nessuno ci aveva informato”

Una lista “hot” delle dottorande dell’Università di Palermo, fatta circolare via chat da un collega e denunciata con una lettera anonima, è diventata un caso. Tanto da far montare la protesta tra gli studenti, con assemblee, striscioni e volantinaggi. Mentre l’Ateneo ha aperto un’indagine interna e ieri sera, per mano della prorettrice all’Inclusione, Pari opportunità e Politiche di genere Beatrice Pasciuta, ha scritto una lettera aperta con la ricostruzione dei fatti.

Nessuna denuncia

Secondo i vertici dell’Università, né il rettore Massimo Midiri né gli organi ufficiali, neanche attraverso il sistema di denunce anonime, avevano ricevuto alcuna segnalazione. Il caso, che risale al febbraio scorso, riguarda un dottorando di ricerca del dipartimento Seas (Scienze economiche, aziendali e statistiche) che ha stilato una classifica delle colleghe “in base alla bellezza fisica” ed è stato poi segnalato al coordinatore del dottorato, che ha convocato l’autore, spingendolo a scusarsi con le colleghe. “Il coordinatore – si legge nella lettera della professoressa Pasciuta – ha quindi chiesto alle interessate se intendessero procedere con la segnalazione per il provvedimento disciplinare e, non ricevendo indicazioni in tal senso, ha ritenuto di considerare chiusa la vicenda”.

Il blog


Un episodio che, secondo l’Ateneo, sarebbe stato poi ingigantito dal blog Younipa “che ha riportato in maniera distorta e parziale gli avvenimenti, senza preoccuparsi, come è dovere di chi fa informazione, di verificare la correttezza di quanto riportato nella lettera anonima. Se tale lettera davvero esisteva”. Proprio la lettera anonima pubblicata da quello che fino al 2016 era il blog ufficiale dell’Ateneo, come ha anticipato ieri Repubblica, era stato il detonatore dell’azione legale che l’Università vuole intraprendere contro Younipa, per “l’utilizzo improprio” del marchio dell’Università e perché avrebbe “diffamato con diversi articoli l’Ateneo e l’immagine del rettore”.

Studentesse: “Mancanza di dibattito rende vicenda ancora più grave”

La “lista a luci rosse” scatena intanto la protesta delle studentesse. Il Collettivo Medusa, un gruppo di trenta allieve dell’Ateneo che monitorano e raccolgono casi e segnalazioni su violenze di genere, ha organizzato per domani alle 16 un’assemblea pubblica nell’aula Cocchiara di Lettere e Filosofia. “La mancanza di un dibattito rende la vicenda ancora più grave – dice Anna Taibi, studentessa di Beni culturali – Non basta istituire prorettorati alle Politiche di genere e inaugurare panchine rosse per lavare via le responsabilità dell’ambiente accademico. La lista delle studentesse che sarebbe circolata sui gruppi WhatsApp è solo una delle tante vicende che ogni giorno studentesse e docenti si ritrovano a contrastare. C’è vergogna, paura di andare contro il sistema predominante. Molte studentesse non conoscono il sistema per la segnalazione anonima dell’Università e, se la risposta è il silenzio, di certo non sono spinte a denunciare”.

Ieri mattina alcune attiviste del movimento “Non una di meno Palermo” hanno affisso davanti a Economia uno striscione con la scritta “Fuori il patriarcato da Unipa”. Un’assemblea si terrà il 21 dicembre alle 17, nell’edificio 13 di viale delle Scienze. “Vorremmo dire alla studentessa e alle sue colleghe finite nella lista sessista che non sono sole – fanno sapere le attiviste – l’accaduto non può essere ignorato né sminuito. È il sistema che va cambiato e combattuto: dal divario retributivo uomo-donna ai pregiudizi e alle offese sessiste tra le aule”.

Prende posizione anche Alessio Varsalona, rappresentante di Vivere Ateneo nel Cda: “Sono disposto ad aiutare la mia collega e convincerla a raccontare insieme i fatti realmente accaduti nelle sedi istituzionali. Occorrono risposte e sono sicuro che l’Università combatterà ogni violenza di genere”.

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