OrangeCamp: “Sdegnat’ Carulì!”

Un campo di giovani per discutere di mafia, camorra e criminalità e trovare insieme soluzioni

La mafia, infatti, rappresenta una speciale forma, particolarmente grave, di corruzione. E dato che la corruzione è una malattia della politica, per guarire, dobbiamo curarci anche con la buona politica”.

Apre così l’OrangeCamp, con le parole del Sindaco de Magistris, il campo della legalità che si tinge di arancione per il particolare significato che ha assunto questo colore nelle elezioni comunali di Napoli e Milano. Nell’OrangeCamp si capovolge in concetto di conferenza mescolando insieme relatori e spettatori in un’unica voce di proposte per la legalità in nome della democrazia e della non violenza. Nella due giorni naploletana, giornalisti e studenti vivono insieme il confronto sui temi delle ecomafie, della politica, del mercato del lavoro.

“Ad Afragola la mattina quando ci svegliamo il cielo è nero!” ha dichiarato Daniela Scotellara, giornalista del Corriere del Mezzogiorno. E insieme a lei molti altri raccontano di discariche a cielo aperto anche in siti virtuosi della nostra Napoli come il Lago d’Averno. “Incazzatevi! E speriamo che il Sindaco faccia qualcosa” ha commentato Luca Antonio Pepe di Insieme per la Rinascita.

La criminalità organizzata s’infiltra nella società lucrando a discapito di tutti gli onesti cittadini, il neologismo ecomafie è tristemente veritiero ed attuale considerati i danni ambientali che soffriamo. E a questo proposito sono tanti gli input dei giovani partecipanti delle scuole superiori tra cui quello di Gloria, del Liceo Sannazzaro che ha manifestato tutta la volontà dei giovani napoletani affermando: “Coinvolgeteci nel raccogliere i rifiuti sulle strade, siamo disposti anche a questo pur di vedere la città pulita”.

Al Maschio Angiono, poi, i giovani parlano di politica dopo la proiezione di alcuni filmati di Cogito ergo Sud, tanti snack di riflessione dove “Sdegnat’ Carulì” appare proprio come estremo riassunto del sentimento che ogni napoletano, ogni cittadino, dovrebbe provare dentro se per denunciare le storie criminalità quotidiana.

Toccante l’intervento di Alessandra Clemente, Presidente della Fondazione Silvia Ruotolo e figlia della stessa Silvia, barbaramente uccisa in una sparatoria nel 1997 solo perché si trovò al momento sbagliato nel posto sbagliato. “Vi presto i miei occhi per vedere tutto il dolore – ha affermato Alessandra – e per vedere lo schifo che è la camorra”. Combattere, è questo l’invito di Alessandra che ha visto portarsi via sua madre a soli dieci anni e che ha ribadito con forza che violenze del genere non devono accadere più a nessun altro.

Martina Gaudino

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