Minori e tecnologia, la ricerca dell’Università di Firenze che vuole dare delle linee guida alle famiglie

Il ricercatore Cosimo Di Bari: “Oggi i genitori sono disorientati, passano dalla proibizione alla consegna del dispositivo mentre fanno altro. C’è di più oltre gli estremi”

Oggi dipendiamo totalmente dalla tecnologia, a qualsiasi fascia d’età e ne siamo talmente pregni che isolarsi è diventato non solo impossibile, ma anche controproducente. Sempre più si sta cercando quindi di agire sull’educazione culturale all’uso tecnologico fin dalla prima infanzia. L’Università di Firenze, nella figura di Cosimo Di Bari, affronterà questa materia in una ricerca finanziati con i fondi “Prin” del Pnrr che ha come scopo quello di “promuovere la competenza digitale dalla fascia di età 0-6 anni”.

La ricerca


“Il progetto è nato partendo dalle ricerche che in questi anni si sono interrogate su cosa fare a seguito del rapporto che i bambini hanno sempre più precocemente con le nuove tecnologie – dichiara a Corriereuniv.it il giovane ricercatore – dalla primissima infanzia perché ci sono studi che dimostrano come le prime abitudini si possono radicare nei primi anni di vita sulla base degli atteggiamenti dei genitori. L’idea è quella di partire dalle raccomandazioni pediatriche che sconsigliano l’uso di schermi fino ai sei anni, però anche avendo a che fare con una realtà per cui è difficile anche a quell’età privare il bambino di questa esperienza”.

Al progetto partecipano anche, come responsabili delle rispettive unità, Silvia Demozzi dell’Università di Bologna, per la parte riguardante l’incontro tra pedagogia delle famiglie e le tecnologie, mentre all’Università di Roma la Sapienza, Renata Metastasio si occuperà della parte educativa dei media. “L’idea è quella di creare un progetto interdisciplinare che parta prima di tutto dalla raccolta dati che a livello nazionale mancano.  Basti pensare che a Firenze avevamo fatto un’indagine nel 2016, a livello locale, che già evidenziava che le tecnologie sono molto presenti già prima dsi sei anni e che si aggiungono alla televisione senza sostituirla”, evidenzia Di Bari. “Nel progetto verranno coinvolti i servizi educativi, in particolare nidi e scuole dell’infanzia, approfondendo alcune esperienze condotte come ad esempio favorire gli usi ad alcune tecnologie utili nei servizi educativi e informare i genitori”.

Educare all’uso e non proibire

“Nei servizi si inizia a lavorare ad esempio nell’uso della fotocamera negli spazi esterni – rivela Cosimo – che può diventare un arricchimento rendendo il bambino un documentatore, non per creare fotografi compulsivi ma il contrario: capire cosa stiamo catturando, cosa stiamo escludendo”.  Oppure esperienze di lettura attraverso il digitale collegando un proiettore con un’esperienza maggiormente immersiva. L’intenzione è di raccogliere dati ma anche fare una rassegna delle esperienze nella fascia 0-3 anni, sviluppando insieme al personale educativo ulteriori possibilità facendo capire ai genitori i limiti della selezione di contenuti. Lavorando insieme ad educatrice e pediatri, oltre che ai genitori, per costruire delle linee guida per aiutare le famiglie. “Spesso i genitori sono disorientati – continua il ricercatore – ci sono due estremi: o vietano la tecnologia o gli consegna il dispositivo per permettersi di fare altro. Tra questi due estremi c’è molto da lavorare. Prima o poi il bambino verrà a contatto con la tecnologia, quindi bisogna educarlo ad essa”.

La multidisciplinarietà funziona? “Secondo me è fondamentale partecipare a questi bandi perché si crea lo stimolo per dialogare. Se questo vale tra discipline distinte tra loro è assolutamente prezioso per Atenei diversi perché c’è il rischio che, presi dalla didattica e da progetti sul locale, di concentrarsi principalmente sulle relazioni locali invece potersi muovere su tre unità, e forse anche una quarta, questo è un arricchimento perché ci sono prospettive e approcci metodologici distinti che dialogo tra loro il che è fondamentale per non rimanere chiusi in approcci più autoreferenziali”.

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