Per rendere giustizia a una Cina diversa – che poi è la Cina più autentica – e alle sue nobili tradizioni millenarie, per la prima volta tutti i direttori degli Istituti Confucio italiani effettivamente attivi (Napoli, Pisa, Roma, Bologna, Torino, Venezia) si sono dati convegno a Procida ieri – giovedì 21 maggio – su iniziativa del Confucio dell’Orientale, in un’occasione ufficiale che, tra l’altro, ha dato anche il via alle iniziative culturali dell’Orientale nella sede di Procida. L’incontro
Dai più, la Cina è considerata soprattutto una nazione che invade i mercati mondiali con i falsi. Invece, quello che importiamo di capi di abbigliamento è solo una minima parte di quello che importiamo di elettronica, informatica, chimica, per non parlare del crescente successo degli scrittori cinesi (Yu Hua, per esempio, recente ospite del Salone del libro di Torino).
«Per una nuova percezione della Cina e della sua cultura, scientifica o letteraria che sia» è questo uno degli obiettivi della riunione degli Istituti Confucio, che d’ora in poi intendono fare rete, lavorare insieme «per istituire una fitta serie di contatti che ci permetta di invitare grandi personalità della cultura e dell’economia cinese presso le nostre sedi, di creare una sinergia per progettare insieme manifestazioni culturali, che siano mostre fotografiche, rassegne cinematografiche, corsi di ginnastica o di agopuntura» sottolinea la professoressa Maurizia Sacchetti, direttrice del Confucio di Napoli.
«D’altra parte – continua la professoressa Sacchetti – proprio a Napoli, e come primo nucleo dell’Orientale, è nata la più antica scuola di studi cinesi d’Europa, e dunque è giusto che l’iniziativa sia partita da noi e da Napoli, non solo per la presenza, appunto, di una scuola sinologica come quella dell’Orientale, ma anche perché la città si candidi a diventare ufficialmente punto di riferimento per gli italiani che vogliamo studiare la civiltà cinese».
Al via la Summer School. Tra le iniziative che il Confucio dell’Orientale ha lanciato c’è anche quella «di una Scuola estiva in full immersion per tutti gli studenti di tutti i Confucio d’Italia» precisa la professoressa Annamaria Palermo, vicepresidente dell’istituto (la cui presidenza è ufficialmente del rettore dell’Orientale, la professoressa Lida Viganoni).
La Cina è (più) vicina. A tutt’oggi la Cina ha istituito 249 Istituti Confucio in 78 paesi e regioni del mondo. Secondo le zone, questi hanno adottato svariati e flessibili metodi didattici, aprendo più di 6 mila corsi di cinese diretti alle scuole elementari e medie, alle università, ai quartieri e alle imprese, con 130 mila studenti iscritti, e organizzando svariate attività culturali, che hanno visto la partecipazione di più di un milione e 400 mila persone.
Trend positivo. Negli ultimi anni il numero delle persone che studiano la lingua cinese nei vari paesi ha continuato ad aumentare: negli USA, per esempio, gli allievi delle medie che studiano la lingua cinese sono passati dai 20 mila di 3 anni fa agli attuali 130 mila, mentre sia in Gran Bretagna che in Francia più di 300 scuole elementari e medie hanno aperto corsi di cinese. Finora la sede centrale cinese dell’Istituto Confucio ha inviato in 150 paesi del mondo quasi 4.000 insegnanti di lingua cinese e volontari, e formato più di 20 mila insegnanti di cinese per più di 40 paesi e regioni del mondo.
L'Orientale promuove la cultura cinese
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L’interesse che la lingua cinese sta radunando fra i professionisti evidenzia un nuovo trend, significativo sull’importanza che questa lingua riveste nel mondo del business.
L’associazione che coordino su Milano, denominata Asian Studies Group, propone corsi specialistici di business chinese e stage formativi presso società differenziate, ad alto livello specialistico su Shanghai.
Ci rendiamo conto però che la maggior parte degli aderenti ai corsi non vi partecipano con un interesse meramente linguistico, bensì con il chiaro scopo di garantirsi un accesso al mondo del business asiatico. Dimostrare di conoscere la retrospettiva comunicativa che sottende l’uso dei caratteri, rappresenta una chiave preferenziale d’accesso alle tavole rotonde e ai business meeting in realtà come Singapore, Tailandia e Corea (non più solo Cina)
Il mandarino sta rivestendo a livello di aggregante commerciale linguistico e di referenza professionale, quello che il tedesco rappresentò nell’Europa di fine anni 80. La lingua del business sofisticato, prestigioso, referenza in termini di preparazione accademica e partecipazione alle negoziazioni internazionali.