Le università europee a portata di clic

Per orientarsi nella giunla delle università c’è il portale “Universities Europe”, dedicato alle università europee e sul quale sono a disposizione del futuro studente tutte le informazioni che potranno essere utili per studiare in Europa: dalle tasse accademiche ai confronti tra costo e qualità in base ai ranking internazionali.

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Per orientarsi nella giunla delle università c’è il portale “Universities Europe“, dedicato alle università europee e sul quale sono a disposizione del futuro studente tutte le informazioni che potranno essere utili per studiare in Europa: dalle tasse accademiche ai confronti tra costo e qualità in base ai ranking internazionali.

“Universities Europe” fa parte di Vaigroup, azienda irlandese ma nata a Roma e composta da molti italiani, e che confronta il costo annuale delle università italiane di economia con il loro posizionamento nel ranking 2012 di QS per disciplina. “Per il momento abbiamo sviluppato la nostra ricerca sulle facoltà di Economia. Stiamo mettendo a punto anche le facoltà di Ingegneria e tra poco avremo un’analisi completa di tutti i corsi di laurea italiani” ha spiegato al Corriere della Sera il CEO di Vaigroup, Carlo Amicucci.

Dai dati di “Universities Europe”, solo tre delle 46 università italiane appaiono nel raking internazionale QS 2012 per le discipline economiche, ossia meno del 7 per cento, ed emerge chiaramente anche un altra considerazione: non c’è rapporto diretto tra un alto livello di tasse accademiche e un posizionamento nel ranking QS.

L’Università La Sapienza di Roma è al 22esimo posto nella lista stilata sulla base delle tasse annuali ma è solo 151esima nel ranking qualitiativo QS. Diverso è il caso della Bocconi: con i suoi 11mila euro annuali è però una delle più alte nel ranking. L’Alma Mater di Bologna è l’ateneo con il miglior rapporto “qualità/prezzo”: una media di 1.814 euro di tasse all’anno, 28esima nel ranking per costi e 51esima in quello qualitativo.

“Molte nostre facoltà hanno poco appeal internazionale – dice Amicucci – non a caso noi abbiamo buone percentuali di studenti che vanno a studiare all’estero ma restano risibili le presenze di studenti stranieri che scelgono i nostri atenei». Dati confermati dall’Ocse e ribaditi dal Censis. E dire che appena due anni fa la legge Gelmini prometteva un nuovo corso per le Università italiane”.

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