La retromarcia del ministero "A casa gli studenti a rischio"

Giustificato per 14 giorni chi è tornato dalla Cina Salvini: «Allarmismo? Chieda scusa chi ci ha insultato»
Alla fine ha vinto il buon senso. Quello che i governatori delle regioni del Nord avevano invocato nei giorni scorsi. E che solo ora è stato scoperto dal ministero della Salute.
Da lungotevere Ripa ieri è stata aggiornata la circolare dello scorso 1° febbraio riguardante «la gestione degli studenti e dei docenti di ritorno o in partenza verso aree affette della Cina» ed è stato inserito il diritto per gli «studenti delle scuole di ogni ordine e grado che sono tornati dalla Cina» di restare a casa se lo ritengono opportuno. Non un obbligo ma semplicemente una giustificazione automatica della durata di 14 giorni in caso di assenza. «Di fronte alla crescita del livello di diffusione del coronavirus 2019-nCoV in Cina – spiegano dal ministero della Salute – l’aggiornamento della circolare è ispirato al principio di massima precauzione. Nelle prossime settimane è previsto il rientro di studenti che si trovano attualmente in Cina».
La circolare «riguarda i bambini che frequentano i servizi educativi dell’infanzia e gli studenti, fino alla scuola secondaria di secondo grado, di ogni nazionalità, che nei 14 giorni precedenti il loro arrivo in Italia siano stati nelle aree della Cina dell’epidemia. La misura di precauzione prevista in questi casi è quella di una sorveglianza quotidiana, del Dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento attivato dal dirigente scolastico su segnalazione della famiglia: una verifica della febbre e dei sintomi tipici del nuovo coronavirus 2019-nCoV». «Tutte le famiglie – è l’invito del presidente dell’Anp (l’associazione dei presidi) Antonello Giannelli – collaborino serenamente con le scuole. Al momento non ci sono elementi che giustifichino allarmismi di sorta. La lucidità è più che mai necessaria nelle situazioni di criticità».
La decisione del ministero, anche se su base «volontaria e fiduciaria», rappresenta se non una retromarcia quanto meno una brusca sterzata rispetto alla linea di condotta tenuta fino a ieri dal ministero, e un riconoscimento che non erano infondate le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dai governatori leghisti, pure accusati di allarmismo. Non manca di farlo notare il segretario del Carroccio Matteo Salvini: «I governatori della Lega, insultati da qualche fesso di sinistra per giorni, allora avevano ragione e aspettano le scuse di chi li ha accusati di allarmismo e razzismo: prevenire è meglio che curare».
Concede l’onore delle armi il presidente del Veneto Luca Zaia, che qualche giorno fa aveva scritto al ministero a nome di Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e provincia autonoma di Trento (territori che inseme contano quasi il 30 per cento della popolazione italiana) per chiedere l’isolamento degli studenti in arrivo dalla Cina: «Con questo provvedimento il ministro Speranza dimostra onestà intellettuale e correttezza, scegliendo la via della tutela della salute e del bene dei cittadini. L’ho sentito più volte in questi giorni, a lui va riconosciuto che, come noi, sa guardare oltre gli schieramenti politici».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Attilio Fontana, presidente della Lombardia: «Ringrazio il ministro Speranza per aver ascoltato le istanze del territorio, non lasciandosi condizionare da quei sepolcri imbiancati che hanno voluto strumentalizzare la nostra richiesta, mossa dall’unico obiettivo di garantire la massima tutela e precauzione possibile per la salute e incolumità dei nostri ragazzi». Critica invece Italia Viva: «Sul coronavirus – dice Lisa Noja in un tweet condiviso anche da Matteo Renzi – i ministri competenti seguano gli scienziati. E se esperti di fama dicono di tenere a casa per qualche giorno alunni rientrati dalla Cina, siano le istituzioni a decidere e non mettano il peso della scelta sulle famiglie. Governare è scegliere».
ilgiornale

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