Non tardano a farsi sentire le reazioni di protesta in seguito alla decisione della Federico II di licenziare 150 ricercatori. La decisione è stata presa lo scorso 29 dicembre dal Senato accademico in seguito ai provvedimenti previsti dalla riforma Gelmini.
Oggi il Giornale di Napoli riporta lo sconcerto di Elena Scuotto, insegnante di latino: “Il preside Arturo de Vivo, nonostante le nostre richieste, ha rifiutato di fare chiarezza sul licenziamento di 28 ricercatori, ha dichiarato che il problema sarà oggetto di discussione in un altro Consiglio in data ancora da definire. Intanto però le lettere di pensionamento sono già partite”.
Scuotto si fa portavoce delle ragioni dei ricercatori: “Questo comportamento è estremamente offensivo, è una discriminazione verso la categoria dei ricercatori che vengono usati come docenti quando servono e poi licenziati come personale non docente senza alcun rispetto. Ci sentiamo colpiti nella dignità”.
Naturalmente i tagli si ripercuoteranno anche su molti corsi tenuti dai ricercatori ora licenziati. Proprio questo aspetto sarà presentato dai diretti interessati al ministero dell’Istruzione, a cui solleveranno la questione dei requisiti minimi per l’esistenza di alcuni corsi.
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