La comunicazione politica per immagini e slogan: la ricerca dell’Università di Trieste

Il ricercatore Mattia Zulianello: “Studieremo le formazioni populiste di 12 Paesi europei per capire come la comunicazione social impatta sugli elettori”

Ci sono branche della ricerca che da sempre cercano di interpretare il linguaggio del potere e degli strumenti mediatici con cui esso si esercita. Il perché reagiamo a diversi input, slogan, immagini, le nostre reazioni, sono al centro di studi che si possono rintracciare fin dall’antichità. Per Mattia Zulianello, ricercatore dell’Università di Trieste e vincitore di fondi Prin per 217.940 euro, lo studio della comunicazione politica è ancora troppo incentrato sull’ambito verbale, come le parole, mentre ben poca attenzione è stata posta sull’aspetto non verbale. “The Visual Politics of Populism” è un progetto di ricerca si prefissa di indagare, appunto, la comunicazione politica non verbale, ponendo al centro dell’attenzione i leader e i partiti populisti in Europa.

La ricerca

“Sappiamo ben poco delle caratteristiche della comunicazione non verbale dei populisti, ad esempio l’uso di specifiche immagini, colori e così via. L’utente medio spesso non vuole o non ha tempo di approfondire argomenti complessi attraverso lunghe spiegazioni, ed è invece attratto dall’immediatezza delle immagini, soprattutto sui social”, dichiara a Corriereuniv.it il ricercatore. “L’idea è quella di studiare 12 Paesi in Europa e analizzare la comunicazione non verbale dei populisti”. La ricerca sarà svolta “analizzando formazioni populiste di destra, sinistra e quelle che si pongono oltre tali etichette, osservandone le differenze comunicative in base al genere del leader, l’esperienza o meno di governo e la tradizione politica”. I populisti, poi, verranno confrontati con i leader e partiti che populisti non lo sono, in modo da far risaltare eventuali differenze dove ve ne siano. “Useremo solo i social network, soprattutto Instagram e Facebook, probabilmente anche Tiktok. Per l’ex Twitter, invece, dipende da cosa cambierà nel prossimo futuro”.

“Ci concentreremo principalmente sulla campagna delle elezioni europee, investigando la comunicazione dei populisti e dei non populisti sei mesi prima e sei dopo tale evento – spiega Zulianello -. La cosa interessante sarà capire come i politici, o le formazioni a cui appartengono, vogliono essere percepiti dagli elettori. Evidenzieremo se ci sono delle differenze sistematiche riguardo ai temi trattati: ad esempio, per i populisti di destra ci aspettiamo un’enfasi sui temi socio-culturali come l’immigrazione, mentre nell’ambito economico ci sono degli sconfinamenti evidenti su quella che, in passato, era una zona di sinistra”. La ricerca entrerà anche all’interno dei partiti stessi. “Limitandoci all’analisi dei social media non riusciremmo a cogliere i meccanismi che portano alla scelta di un determinato tipo di comunicazione non verbale. Così, abbiamo pensato di andare oltre, intervistando gli esponenti dei partiti politici e con i professionisti della comunicazione social”.

Non mancheranno, poi, delle analisi condotte a partire da sondaggi che saranno finanziati specificatamente con i fondi della ricerca. “La letteratura più recente – sottolinea il ricercatore dell’Università di Trieste – ci dice che un elettore accoglie solitamente in maniera più positiva una proposta che viene dal suo partito di riferimento: infatti, se la stessa identica proposta è avanzata da un partito rivale avrà più difficoltà nell’accettarla nonostante essa possa essere in linea con le sue preferenze”. Al progetto parteciperanno altri due Atenei: l’Università degli Studi di Milano con un’unità guidata da Luigi Curini e l’Università Milano-Bicocca con l’unità guidata da Fedra Negri. “Per la specificità del progetto penso sia essenziale – afferma Zulianello – lavorare insieme e poter impiegare competenze diverse”.

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