In Viaggio per non dimenticare la Shoah

Viviamo in una società multiculturale, eppure cresce la violenza, generata dall’intolleranza e dall’ignoranza di chi non sa, o forse non ricorda.

Viviamo in una società multiculturale, una società globalizzata in cui la tecnologia permette l’incontro di saperi e culture, oltre che di persone provenienti da luoghi diversi e lontani tra loro. Eppure cresce la violenza, generata dall’intolleranza e dall’ignoranza di chi non sa, o forse non ricorda.
L’antidoto al ripetersi della violenza è la Memoria. È necessario che le generazioni più giovani non dimentichino le tragedie causate dalla fobia degli esseri umani verso altri esseri umani. Tra queste la Shoah.
15 marzo 2010, Università degli studi di Roma Tre. Incontro con Walter Veltroni: un bilancio sui viaggi della memoria. Il Prof. David Meghnagi, coordinatore del Master in Didattica della Shoah, ha organizzato un confronto tra Veltroni, gli allievi del Master e alcuni docenti delle scuole medie e superiori di Roma per dibattere sul significato dei viaggi scolastici ad Auschwitz e altri campi di concentramento. L’iniziativa si chiama Viaggi della Memoria ed è stata introdotta e istituzionalizzata, cioè resa obbligatoria, proprio da Walter Veltroni durante il suo mandato di sindaco di Roma, da giugno 2001 a febbraio 2008.
Meghnagi apre il dibattito: «Esiste un reale pericolo di cannibalismo della memoria. Il ricordo dello sterminio non deve perdersi nei passaggi generazionali. In questa prospettiva i viaggi della Memoria e la loro istituzionalizzazione sono una importante conquista».
Il senso del viaggio della memoria, spiega Veltroni, è portare i giovani nel luogo fisico del dolore perché ne prendano coscienza e riescano a vivere con più consapevolezza di loro stessi e delle loro azioni.
«Pensiamo a 2001: Odissea nello spazio: per rendere innocuo il cervello elettronico esso viene svitato e privato della sua memoria. È così, senza memoria siamo esseri senza ragione». I giovani sono travolti da una quantità eccessiva di informazioni che genera confusione e perdita precoce della memoria –in medicina si parla di Alzheimer giovanile- continua Veltroni, e l’esercizio della memoria stessa, nelle sue varie forme, tra cui quella emotiva e insieme cognitiva del viaggio, è una guida selettiva, un filtro per eliminare le informazioni superflue e focalizzare quelle significative. Il viaggio ad Auschwitz ricorda e fissa per sempre che la paura dell’Altro è causa di morte.
Marcello Pezzetti, direttore del Museo Memoriale della Shoah italiano, espone il problema del futuro venir meno dei sopravvissuti: in che modo si raggiungerà lo stesso obiettivo, con la stessa efficacia, nel momento in cui non ci saranno più i testimoni viventi della Shoah, quelli che adesso accompagnano i giovani nei viaggi della memoria?
La sua risposta è sensibilizzare, motivare e formare gli insegnanti stessi perché possano tramandare il ricordo della Shoah agli studenti. Veltroni aggiunge la proposta di viaggi organizzati per soli docenti: Meghnagi la accoglie e ne stabilisce la prossima attuazione.
Meghnagi infine conclude l’incontro citando la parola che in ebraico significa “altro”. Questa parola ne porta al suo interno altre due: “responsabilità” e “amicizia”, indispensabili per il rispetto dell’Alterità. Non dimentichiamolo.
Maria Francesca Luziatelli

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