“I test d’ingresso? Una inutile violenza”

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Da giorni migliaia di studenti italiani sono alle prese con la “lotteria” dei test d’ingresso per accedere ai corsi universitari. Dopo la condanna del sistema da parte delle associazioni, ecco la dura presa di posizione dell’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari).

“In questi giorni si sta ripetendo la lotteria dei test per i corsi di laurea a numero chiuso – scrivono in un comunicato giunto alla redazione del Corriere dell’Università. Il futuro di migliaia di giovani dipende da prove inaffidabili, le cui regole cambiano continuamente. Le organizzazioni degli studenti, assieme a quelle dei docenti, chiedono da tempo l’abolizione del numero chiuso, la cui costitizionalita’ e’ altamente dubbia e che certamente e’ uno strumento di inutile violenza contro migliaia di ragazzi e le loro famiglie.

“Quello che le Organizzazioni di tutte le componenti dell’Universita’ chiedono e’ “l’’eliminazione di uno strumento iniquo di limitazione all’’accesso all’Universita’ e che limita la liberta’ di scelta dello studente nel potere seguire le proprie aspirazioni”.

Invece anche l’attuale Ministro si ostina a non accogliere questa richiesta sensata – continua il comunicato –  e sta cercando tempi e modi ‘nuovi’ per correggere ancora una volta un meccanismo introdotto anni fa senza validi motivi.

L’attuale Ministro ritiene che il numero chiuso “in Italia sia necessario, per due motivi. L’accesso ad alcune professioni va contingentato rispetto ai bisogni del paese: spesso formiamo persone che poi vanno a esercitare
all’’estero. E il numero chiuso e’ legato alla disponibilita’ di attrezzature: non si puo’ aumentare indiscriminatamente il numero degli studenti, ogni ragazzo ha diritto a un insegnamento di qualita’.”

Le ragioni del Ministro,– sbocchi professionali e qualita’ dell’’insegnamento, se applicati ‘coerentemente’, dovrebbero portare, come in parte sta gia’ accadendo, all’estensione del numero chiuso a TUTTI i corsi di studio, per assicurare a TUTTI gli studenti sbocchi e qualita’ degli insegnamenti.

Che senso ha limitare il numero dei laureati – concludono i docenti universitari – quando e’ noto a tutti che il numero di quelli italiani (oggi il 20% dei giovani nella fascia di eta’ 30-34 anni) andrebbe invece raddoppiato, se si volesse raggiungere l’’obiettivo europeo (40%), o andrebbe comunque fortemente aumentato se si volesse raggiungere l’’attuale media europea (32,5%)?”.

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