Entusiasmo ed euforia e allo stesso tempo paura e tristezza. I giorni pre-partenza sono stati un’altalena tra “Che bello non vedo l’ora di andare in Erasmus!” e “Chi me l’ha fatto fare?!”. Ma non c’è stato molto tempo per pensare a quello che sentivo. Avevo 35 kg da riempire e non è facile far entrare l’armadio di una ragazza in così pochi kili.
Con il prezioso aiuto di mamma la valigia si chiude tranquillamente e il 16 settembre tra una cena e l’altra arriva così veloce. Pioggia, lacrime e vuoto in pancia.
Il mio aereo direzione Madrid parte alle 6.45 del 17 settembre. Alle 4 suona la sveglia e io ho dormito solo 3 ore.
In macchina con la mamma e Stefano, il mio ragazzo, mi godo l’ultimo Estathe mentre mamma inizia a fare una lista infinita delle cose che potrei aver dimenticato, ma sono troppo in ansia per ascoltarla.
Arriviamo in aeroporto, imbarchiamo la valigia e arrivano la mia migliore amica e il suo ragazzo. Saluto tutti tra abbracci e lacrime. Un attimo dopo sono in aereo, seduta al mio posto, lato finestrino.
Con un’ora di ritardo partiamo e al decollo inizio a leggere le lettere che mi hanno scritto, passo un’altra ora a piangere e la restante ora la passo dormendo.
Atterriamo e ancora non realizzo di essere arrivata in quella che sarà la mia città per i prossimi 9 mesi. Il mio unico pensiero ora é recuperare la valigia, inutile dire che la mia valigia é l’ultima ad uscire.
Bene, arriva il momento che più temevo, quello in cui devo prendere la metro e cambiare tre linee con tre bagagli che in tutto pesano 35 kg, ma la mingherlina, come mi chiamano i miei amici, riesce in questa impresa impossibile.
È mezzogiorno, scendo a Marqués de Vadillo, dove ad aspettarmi c’è la proprietaria di casa. Salgo in macchina con lei e solo in quell’istante realizzo che tra pochi minuti conoscerò le mie coinquiline.
Arriviamo sotto il palazzo e mi da in mano le chiavi di casa, sono emozionata e felice.
Entriamo in casa e conosco due delle tre coinquiline, Paula e Kathy.
Lascio tutto in camera e mi fermo un po’ a parlare con loro.
Esco a fare la spesa e inizio a prendere confidenza con il quartiere, un tranquillo “barrio” residenziale a 20 minuti con i mezzi dal centro di Madrid.
Torno a casa con i miei due sacchetti pieni di cose e dopo averli sistemati arriva il momento di andare in camera, svuotare la valigia, pulire tutto e fare il letto. La camera è sistemata e sono soddisfatta.
Alle 19 arriva l’ultima coinquilina, Alicia.
Mangiamo insieme, siamo 4 sconosciute sedute ad uno stesso tavolo con la speranza di diventare presto una famiglia.
Termina il lungo e gratificante giorno che ricorderò per il resto della mia vita.
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