Concorsi truccati: scandalo all’Università di Messina. In manette professori e direttori di Dipartimenti

concorsi truccati

“I patti vanno rispettati” – E’ partita da un’intercettazione telefonica l’inchiesta che ha scosso l’Università di Messina: scandalo legato alla corruzione e due docenti agli arresti domiciliari. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno arrestato i due uomini, ritenuti responsabili di aver pilotato un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia Chimica.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ada Merrino e dal sostituto Diego Capece Minutolo, sono andate avanti per mesi. L’operazione è stata ribattezzata “Pacta servanda sunt”, proprio dall’intercettazione telefonica che ha coinvolto gli indagati. Quello che ne esce fuori è un vero e proprio sistema accurato, capace di condizionare pesantemente le procedurte concorsuali che regolano l’accesso al sistema universitario, e non solo messinese – commentano gli agenti.

A finire agli arresti domiciliari sono il Direttore del Dipartimento dell’Università di Messina e un professore ordinario dello stesso Ateneo. Indagati, inoltre, altri tre docenti che insegnano anche in altre Università.

Come accaduto anche nel concorso beffa alla Sapienza, anche in questo caso i nomi dei vincitori di concorso erano stabiliti a monte da parte delle commissioni giudicatrici. Nel concorso di Microbiologia in questione, la commissione aveva deciso di far vincere proprio uno dei parenti degli arrestati, che perà non era riuscito ad ottenere un buon punteggio. I professori indagati avrebbero addirittura costretto un giovane candidato con un punteggio superiore al “protetto” a ritirarsi dalla prova, consentendo la proclamazione del “raccomandato predesignato”.

“I patti vanno rispettati” – così i due professori arrestati commentavano in un’intercettazione telefonica la vicenda. Niente sconti per il giovane candidato con un punteggio superiore: l’unica via era costringerlo al ritiro dalla prova, con la promessa di una successiva “sistemazione” in un’altra prova successiva.

Non è la prima volta che uno scandalo travolge l’Ateneo siciliano: appena pochi mesi fa l’inchiesta “Campus” aveva portato alla luce un sistema di raccomandazioni e corruzione relativo alle procedure per i test d’accesso a numero programmato, con un professore indagato per corruzione e relazione con la ‘ndrangheta locale. Appena qualche giorno fa, poi, è toccato alla Sapienza, dove il caos è divampato dopo una mail che svelava nomi vincitori di un concorso già un mese prima della prova. Il Prof. Fedele, coinvolo nella vicenda, aveva detto la sua con franchezza: “Funziona così, è normale montare il cavallo che conosco meglio”. Eppure ci sono ancora molti studenti che vanno all’Università per migliorarsi e per costruirsi un futuro da protagonisti.

Raffaele Nappi

Esami facili, raccomandazioni, condizionamenti sui test a numero programmato.La direzione investigativa antimafia di Catania sta eseguendo ordinanze cautelare nei confronti di sei persone indagate nell’ambito di un’inchiesta su esami ‘facili’ all’università di Messina. La Dia, secondo le prime ricostruzioni, ritiene di avere scoperto un’organizzazione che influenzava le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso e agli esami universitari. Ai vertici del gruppo ci sarebbe un calabrese ritenuto legato a esponenti della ‘ndrangheta locale. Tra gli indagati, anche un professore. Si ipotizza un sistema per corrompere, o addirittura intimidire gli altri docenti.

L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina che ipotizza, a vario titolo, i reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio, all’usura e al millantato credito.

I provvedimenti dell’operazione ‘Campus’, richiesti dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Liliana Todaro della Dda peloritana, coordinati dal procuratore capo Guido Lo Forte, sono in corso di esecuzione tra Messina e Brescia.

– See more at: https://corriereuniv.it/2013/07/universita-di-messina-esami-facili-e-infiltrazioni-mafiose-coinvolto-anche-un-docente/#sthash.R5AvyzRX.dpuf

Esami facili, raccomandazioni, condizionamenti sui test a numero programmato.La direzione investigativa antimafia di Catania sta eseguendo ordinanze cautelare nei confronti di sei persone indagate nell’ambito di un’inchiesta su esami ‘facili’ all’università di Messina. La Dia, secondo le prime ricostruzioni, ritiene di avere scoperto un’organizzazione che influenzava le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso e agli esami universitari. Ai vertici del gruppo ci sarebbe un calabrese ritenuto legato a esponenti della ‘ndrangheta locale. Tra gli indagati, anche un professore. Si ipotizza un sistema per corrompere, o addirittura intimidire gli altri docenti.

L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina che ipotizza, a vario titolo, i reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio, all’usura e al millantato credito.

I provvedimenti dell’operazione ‘Campus’, richiesti dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Liliana Todaro della Dda peloritana, coordinati dal procuratore capo Guido Lo Forte, sono in corso di esecuzione tra Messina e Brescia.

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