Cervelli in fuga, abbandono e ricerca al palo: la fotografia della Corte dei Conti è impietosa per il sistema Italia

Rispetto al 2013 quasi il 42% in più di laureati lascia il paese per andare all’estero e trovare più possibilità lavorative e meglio pagate

Rispetto al 2013 quasi il 42% in più di laureati lascia il paese per andare all’estero e trovare più possibilità lavorative e meglio pagate

C’è poco sbocco lavorativo, e quello che c’è finisce per portare a impieghi malpagati. Circostanze che “spingono sempre più laureati a lasciare il Paese”. A dirlo è la Corte dei Conti che nel suo rapporto sul sistema universitario 2021 fornisce un numero impietoso sul punto.

LA FOTOGRAFIA

Dal 2013 infatti, si registra un +41,8% di laureati che scelgono di lavorare all’estero, dove le prospettive occupazionali e di remunerazione sono decisamente più alte. A questo si aggiunge che pur in crescita costante la percentuale di giovani laureati in Italia nell’ultimo decennio, la media è comunque inferiore a quella degli altri paesi Ocse.

IL PROBLEMA DELL’ABBANDONO

L’analisi della Corte dei Conti ha preso in considerazione i parametri di 98 atenei. Uno dei problemi principali è il mancato accesso o l’abbandono dei giovani che vengono da famiglie con redditi bassi. Su questo incidono “fattori culturali e sociali” ma anche “che la spesa per gli studi terziari, caratterizzata da tasse di iscrizione più elevate rispetto a molti altri Paesi europei, grava quasi per intero sulle famiglie, vista la carenza delle forme di esonero dalle tasse o di prestiti o, comunque, di aiuto economico per gli studenti meritevoli meno abbienti”.

MALE ANCHE LA RICERCA

Problemi anche per la ricerca. “Nel periodo 2016-2019 – evidenzia la Corte – l’investimento pubblico nella ricerca appare ancora sotto la media europea”, così come si evidenzia “la complessità delle procedure seguite, la duplicazione di organismi di supporto, nonché per una non sufficiente chiarezza sui criteri di nomina dei rappresentanti accademici in seno ai suddetti organismi, tenuto conto della garanzia costituzionale di autonomia e indipendenza di cui all’art. 33 della Costituzione”.

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