“Lavorare nella cultura? Se è per fare esperienza anche gratis”. Stanno facendo discutere le parole di Jovanotti, che ieri è intervenuto in un incontro con gli studenti all’Università di Firenze. Una sala strapiena al Polo delle scienze sociali, dove il cantante ha parlato di lavoro, di futuro e di scuola.
Il passaggio più discusso, però, rimane quello sul volontariato. Rispondendo a una domanda di una studentessa sugli impieghi nella cultura, il Jova ha raccontato la sua esperienza: “Ultimamente ho partecipato a diversi festival in America con la mia musica e vedevo tantissimi ragazzi che lavoravano. Ad un certo punto ho chiesto: scusate, ma questi chi li paga? Mi hanno risposto: sono volontari, lavorano gratis, ma si portano a casa un’esperienza. Così mi sono ricordato che quando ero ragazzo anche io lavoravo gratis alle sagre e mi divertivo come un pazzo. Imparavo ad essere gentile con le persone, se mi avessero detto non lo fare, vai in colonia, sarebbe stato peggio. Ma per me quel volontariato lì era una festa anche se lavoravo alla sagra della ranocchia…Mi dava qualcosa“.
La discussione si è animata anche sui social, in primis via Twitter. Lorenzo ha comunque avuto modo di precisare quanto detto, chiarendo definitivamente la situazione in diretta a Radio Deejai”Non ho detto e non penso sia giusto “lavorare gratis” – ha detto -. Ho solo raccontato la mia esperienza e di quanto sia stato divertente per me potermi confrontare da ragazzino con il mondo del lavoro. Facevo il cameriere alle sagre della bistecca e della ranocchia e mi divertivo come un matto. E probabilmente a me quell’esperienza è servita. Non sono per il “lavorare gratis” e come è ben visibile nel filmato ho solo raccontato una mia esperienza positiva”.
“Ero una delle giovani presente alla lezione tenuta da Lorenzo stamani. Come sempre tutto viene giudicato e mai ascoltato veramente – scrive Simona. Non è a favore del lavoro non retribuito o allo sfruttamento, parlava di come il “volontariato” sia una cosa che ti accresce professionalmente e personalmente, e di come uno/a lo svolga con passione, passione nel fare qualcosa per gli altri, che ti piace e che ti dia piacere personale. Tanto di cappello a chi, oggi, nonostante tutto aiuta solo per il bene di farlo senza ricevere nulla di materiale in cambio”. “Credo che i termini lavoro e gratis non debbano mai stare nella stessa frase. Jovanotti probabilmente si è espresso incautamente, avrebbe potuto usare le definizioni di impegno civile o impegno sociale. Aiutare la pro-loco ad alzare un tendone non è un lavoro, cucinare al festival de L’Unità non è un lavoro, pulire un parco dall’immondizia non è un lavoro (a meno che non si faccia il netturbino), sono impegni sociali e civili chiamati in maniera più spiccia volontariato, parola un po’ troppo abusata. Tutte cose che ti accrescono certo, peccato che quando vai a fare un colloquio di lavoro non interessi una cippa a nessuno” – commenta, invece, Aldo.
Jovanotti ha avuto modo di raccontare agli studenti anche le sue impressioni sull’Italia, partendo dalla recente festa della Repubblica. “Mi sembra un’Italia ringiovanita oggi rispetto a quella che vedevo io quando mio padre mi portava alle sfilate all’Altare della Patria a Roma. Credo che in questa Italia ci siano tante cose da fare anche se magari viviamo in un futuro più incerto e certi dati acquisiti sono saltati. Quello che sperimento io è che oggi non abbiamo più una sola identità, io mi porto addosso delle identità multiple, siamo italiani, europei, mondiali, siamo un po’ il nostro dialetto, un po’ la lingua italiana, un po’ l’inglese. I nostri nonni avevano un’unica identità perchè avevano un vivere più semplice, a noi è capitato in sorte un mondo più complesso ed è importante starci con la propria identità multipla”.
Prima di concludere è tornato a rivolgersi ai giovani. “Io voglio che i ragazzi siano felici e che possano realizzare i propri sogni. Le opportunità ci sono, lo dico per davvero e guardate ve lo dice uno che non chiede il vostro consenso, non mi dovete applaudire o votare. Vi dico che potete fare quello che volete rompendo gli schemi che vi hanno costruito intorno. Lo spirito con cui affrontate le cose è quello che farà cambiare le cose”. Le difficoltà, quelle, non mancheranno. “Nessuna opportunità vi verrà a cercare, bisogna andarle a prendere. E questo è diverso rispetto ai vostri genitori, mio padre ha lavorato per tanti anni in Vaticano, 50 anni nello stesso posto. Oggi è difficile che questo succeda. Il mondo è cambiato, non c’è niente da fare. Anche il mio mondo è molto diverso da quando ho cominciato. Lo dico tutti i giorni a mia figlia… infatti lei non ne può più”.
E se il mondo è complicato “bisogna starci dentro e navigare a vista, non solo lamentandosi. Le soluzioni semplici non ci sono – ha concluso Jovanotti. C’è solo da fare le cose. Da andare avanti. Basta non chiudersi in se stessi. Un consiglio ai ragazzi? Pensare alla propria vita. Non esistono i giovani, esistono le persone”.
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