"No ai compiti per le vacanze estive": sul Web cresce il fronte dei contrari

Compiti sì, compiti no: l’anno scolastico sta per chiudersi, i ragazzi già sentono profumo di vacanze e, come ogni anno, si apre l’annoso dibattito sull’utilità dei compiti a casa, un fardello, spesso anche molto voluminoso) che ogni studente si trova sulle spalle più o meno a malincuore. Questa volta, però, il fronte dei contrari ha dalla sua un nuovo strumento: i social network e la rete.
Sta accogliendo numerosi consensi, infatti, la pagina Facebook “Basta Compiti”, un luogo virtuale in cui genitori e docenti postano le proprie esperienze e spiegano le motivazioni per cui i ragazzi dovrebbero essere esonerati dallo studio durante le vacanze: “Care maestre, con la presente vi informo che non acquisterò il libro delle vacanze a mio figlio”, scrive Monica sulla pagina Facebook, o ancora, nella foto di una giustificazione è possibile leggere: “Filippo non ha potuto finire i compiti in quanto impegnato in attività bambinesche”.
Il gruppo Facebook nasce da un blog (bastacompiti.wordpress.com) che a sua volta prende lo spunto da una lettera aperta del del dirigente scolastico genovese Maurizio Parodi, poi divenuta un vero e proprio testo di riferimento. Su questo sito il popolo dei contrari ai compiti può reperire e condividere materiali didattici alternativi, impressioni e suggerimenti.
E non mancano anche le petizioni: sul sito specializzato change.org, già 4.300 tra docenti, genitori, pedagogisti e specialisti del settore hanno firmato un invito a cancellare i compiti a casa perché “inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico – si legge nella petizione – per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche, etc.) hanno durata brevissima e non lasciano il segno. Sono dannosi perché procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura”.
D’accordo sono anche diversi esperti del settore: “Sono contrario ai compiti, siano essi durante l’anno o nelle vacanze – spiega Francesco Tonucci, dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr – Non rafforzano l’apprendimento e aumentano il divario fra gli studenti che vanno bene a scuola e a casa possono contare su una famiglia che li segue negli esercizi e quelli che invece vanno male a scuola e a casa sono lasciati soli. I bambini hanno bisogno di fare esperienze, non di stare su fogli e libri per interi pomeriggi, né di seguire corsi su corsi, dall’inglese alla danza, dallo sport alla musica o di stare davanti allo schermo di un videogioco, finisce che non hanno nulla da raccontar e la loro infanzia si impoverisce”.
Chissà ora che il Miur non recepirà alcuni delle istanze lanciate da docenti e genitori e non suggerirà ai docenti di alleggerire il carico dei compiti per le vacanze. Gli studenti, nel frattempo, aspettano e sperano.

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