Autonomia, trasparenza, assunzione dei precari. La Buona Scuola si è trasformata in DDL. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla riforma del sistema scolastico, dopo una giornata ricca di tensione con le manifestazioni degli studenti in più di 40 città italiane.
Cosa cambia? Le proposte sulla scuola sono realizzabili abbastanza rapidamente, con grande intensità, se il Parlamento vorrà lavorare con senso d’urgenza. Sono molto ottimista” – ha confermato nella conferenza stampa Matteo Renzi, alla fine del Consiglio dei Ministri.
Vanno in soffitta gli scatti di anzianità basati sul merito. Tornano, con la grande soddisfazione del ministro della Cultura Franceschini, materie come Storia dell’Arte e Musica.
Resta, ma solo in parte, la detrazione fiscale per coloro che manderanno i figli nelle scuole paritarie. Una novità, invece, la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi, che li potranno scegliere direttamente da un Albo specifico.
“Finalmente si affrontano una serie di problemi che attendevano da tempo delle risposte” commenta al Mattino Antonio Cocozza, coordinatore dell’Osservatorio sulla scuola dell’autonomia alla LUISS e docente all’Università Roma Tre. “E’ necessario valutare positivamente il nuovo concetto di autonomia rilanciato con la riforma, che tenga conto dell’utenza e del contesto di ogni singolo istituto”. C’è, però, un grande assente nelle linee guida del governo. “Manca una vera e propria politica di orientamento. Sarebbe un obiettivo strategico in grado di controllare la dispersione scolastica”. E sulla scelta del Disegno di Legge: “Favorisce il confronto e la discussione. Bisognerà forse trovare una strada diversa solo per quanto riguarda l’assunzione dei precari, imposte con tempi rigidi da una sentenza dell’Unione Europea”.
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