Università-Ricerca-Afam, Anief incontra ministro Manfredi. Le proposte

Comunicato Anief – Università – Ricerca – Afam: Anief incontra il ministro Manfredi e segnala le priorità per il personale del comparto.

La delegazione con il presidente Marcello Pacifico e Daniela Rosano della segreteria nazionale è stata ricevuta insieme alle altre sigle rappresentative. Tanti i temi trattati su stato giuridico, reclutamento, organici, regolamenti. Nelle prossime settimane partiranno nuovi tavoli tematici.

Pacifico (Anief): “Nell’Università e nell’Afam il tasso di precarietà è superiore persino a quello della scuola. Urge una nuova riforma del sistema di reclutamento per non incorrere nelle sentenze della Corte di giustizia europea, dopo il caso Sciotto delle fondazioni lirico-sinfoniche e in viste di quella sui ricercatori a tempo determinato italiani. La messa ad esaurimento dei ricercatori, da dieci anni, ha bloccato il sistema Paese. È arrivato il momento di abolirla”

Alla stesura della memoria sono stati apportati i contributi di Maresci (SERI) per gli enti di ricerca, Iacomini (ABC) per l’Afam, Guerriero per l’università.

Memoria recante proposta di interventi urgenti per il personale della Ricerca, dell’Università, dell’Alta Formazione Artistica e Musicale

Anief, nel ringraziare l’on. Ministro per questo primo incontro, ricorda come in questi dieci anni si sia contraddistinta per una politica attiva sui temi dell’istruzione anche con interventi in Parlamento nelle passate e nell’attuale legislatura. Gli ambiti oggetto dell’incontro sono di nostro grande interesse e di enorme rilievo per lo sviluppo del Paese e necessitano di provvedimenti da realizzare con urgenza. Abbiamo raccolto una serie di proposte concrete che presentiamo di seguito.

Ricerca

Il settore Ricerca è strategico per far uscire il Paese dalla crisi e occorre ritenere i finanziamenti alla Ricerca un investimento anziché un costo. I fondi per la ricerca non devono essere soggetti a tagli lineari ma servono a programmare un futuro concreto e competitivo con le attrattività internazionali.

Le proposte più urgenti:

  • Recuperare tagli alla formazione (al CNR scesi da 3 mln a 300mila euro l’anno)
  • Impedire la “fuga dei cervelli” (da noi ben formati) a vantaggio dei nostri competitor;
  • Rivendicare la specificità degli enti pubblici di ricerca;
  • Ricostituire uno specifico comparto di contrattazione dando pari dignità a tutti i lavoratori del settore che sono diventati il fanalino di coda a livello internazionale;
  • Realizzare una “cabina di regia” per creare un coordinamento di tutti gli EPR sotto la vigilanza della presidenza del Consiglio ovvero di un unico ministero (oggi EPR sono vigilati da 7 ministeri di cui 14 enti vigilati dal MIUR);
  • Accorpare e riordinare alcuni enti (Indam – Centro Fermi) con numero di dipendenti inferiore al numero dei componenti degli organi di governo e di controllo dell’ente;
  • Valorizzare le professionalità interne agli enti:
    a) rappresentanza del personale tecnico -amministrativo negli organi direttivi;
    b) priorità ai ricercatori e tecnologi interni all’ente:
    nell’attribuzione di incarichi dirigenziali (direttore generale, di dipartimento, di istituto, di uffici);
    nella nomina dei membri di commissioni di esami.
  • Prevedere risorse aggiuntive.

Università

Nelle università continua ad aumentare il numero di professori a contratto: così si istituzionalizzano sempre più rapporti annuali a contratto, spesso in cambio di un mero rimborso spese, a insegnanti esperti e cultori delle varie materie.

Il continuo ricorso alla contrattazione privatistica, per assicurare la costante erogazione dell’attività didattica, sta mettendo a serio rischio l’intera sopravvivenza del servizio nazionale universitario. Il tutto, calpestando la Carta europea dei ricercatori. Non è un caso se vi sono sempre meno iscritti, troppi studenti fuori corso e un numero altissimo di cultori, assegnisti, dottori di ricerca, ricercatori, verso l’estinzione, e quasi-docenti in perenne attesa di fare il “salto” negli organici accademici.

Gli interventi più urgenti:

  • Rivedere e modificare l’attuale sistema di classificazione professionale per il personale universitario, per la costituzione di un sistema organizzativo funzionale e una valorizzazione delle risorse che possa garantire nuove opportunità di crescita per i lavoratori;
  • Allargare le percentuali per le P.E.O. (Progressioni economiche Orizzontali) oggi ferme al 50% e stabilire a livello nazionale per tutti gli atenei una regolamentazione che disciplini un unico sistema trasparente e democratico allo scopo di assicurare pari opportunità per tutti i lavoratori;
    Per la salvaguardia del potere economico stipendiale nel tempo ai lavoratori, è necessario garantire una progressione economica, che non può essere negata per insufficienza della destinazione delle risorse;
  • Assorbire l’indennità mensile prevista dall’art. 41, comma 4 del CCNL 27/01/2005 nello stipendio tabellare;
  • liminare dei vincoli per il salario accessorio e ridare alle O.O.S.S. la titolarità di trattare in C.I. tutte le risorse destinate al salario accessorio;
    Rivedere l’attuale sistema di finanziamenti di Ateneo (F.F.O.) che danneggia le Università di territori economicamente più svantaggiati a tutto vantaggio di quelle più ricche del paese;
  • Inserire nel prossimo contratto una disciplina che tuteli la mobilità del personale universitario che opera presso le A.O.U. rispettando le professionalità, i livelli salariali e le attività formative;
  • Rivedere la disciplina dell’orario di lavoro di servizio, le ferie, le malattie e i vari congedi legati alla legge 240/210 (Riforma Gelmini) e alla Legge Brunetta 150/9;
  • Per i ricercatori universitari: abrogare la normativa esistente e ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, attivare concorsi per l’assunzione dei ricercatori universitari o in subordine prevedere l’inserimento dei candidati in un albo nazionale da cui gli Atenei possano attingere per l’assunzione;
  • Rivedere i criteri di selezione per l’abilitazione scientifica nazionale, in particolare per l’utilizzo delle mediane e la valutazione degli articoli nelle fasce A dei settori scientifico disciplinari a discapito dell’originalità e importanza della produzione scientifica.

AFAM

Il settore AFAM sopravvive da anni in uno stato di sostanziale default di sistema che registra:

– Organici bloccati dal 2000 a fronte di uno sviluppo dell’offerta formativa che è passata da 32 Scuole nei Conservatori e 4 specializzazioni nelle Accademie a oltre 110 settori disciplinari per ciascun ramo e con percentuali di crescita degli studenti iscritti (soprattutto stranieri) paragonabili ai tassi di inflazione sudamericani;

– Assenza di una disciplina organica di settore, dei regolamenti applicativi della legge di Riforma;

– Assoluta urgenza di riscrivere i pochi regolamenti emanati, a partire dal DPR 132/2003;

– Assenza strutturale di un centro cui affidare la gestione del Sistema e la programmazione e lo sviluppo delle Istituzioni: ad oggi manca da oltre 10 anni il CNAM, manca un’articolazione MIUR dedicata all’AFAM in grado di gestire anche solo l’ordinario (Direzione generale, dirigenza e funzionari non ci sono e/o sono sotto-stimati), e in questo contesto gli Organismi di rappresentanza costituiti (conferenze dei Direttori e dei Presidenti, degli Studenti) incidono poco per mancanza di interlocuzione e/o per sovrapposizione di ulteriori Commissioni ministeriali senza alcuna capacità di rappresentare il sistema (da ultimo la Commissione voluta da Bussetti per riscrivere le regole di sistema, completamente estranea e non rappresentativa del mondo AFAM).

Che tale contesto sia lo scenario reale nel quale è costretto l’AFAM viene confermato dagli ultimi contingenti accadimenti:

Ad oggi sono ancora in corso le procedure di nomina dei docenti precari inseriti nelle graduatorie Nazionali.
A fine anno 2019 è stato pubblicato il DPR sul Reclutamento del personale, 143/2019: tale testo, avversato all’unanimità da tutte le componenti AFAM (Conferenze, oo.ss., finanche dal Ministro Fioramonti ecc.) è fortemente lesivo degli interessi legittimi e del diritto alla stabilizzazione del personale precario così come esso era ed è stato tutelato dalla L. 205/2017.
Tutto il sistema soffre di una politica di mancati investimenti, in conto capitale, previsti già nel testo della legge 508/99, nel quale veniva espressamente prevista l’applicazione immediata della normativa sull’edilizia universitaria al settore AFAM. Nulla di tutto ciò ha visto la luce negli ultimi 20 anni, con la conseguenza che le Istituzioni AFAM hanno perso i finanziamenti previsti dalla L. 23/96 sull’edilizia scolastica.
Si ritengono perciò urgenti i seguenti interventi:

– Ritiro del DPR e sua riscrittura in termini più aderenti alle necessità: del Sistema e del personale precario in servizio da oltre 36 mesi;

– Strutturazione di una Direzione generale implementata di forza-lavoro e competenze. Ricostituzione del CNAM e riconoscimento di ruolo e funzioni delle Conferenze, con conseguente chiusura delle esperienze-tampone finora praticate (Commissioni varie non rappresentative)

– Investimenti in conto capitale sulle istituzioni, dando finalmente efficacia alle norme sull’edilizia universitaria anche in ambito AFAM.

orizzontescuola

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