Studenti stranieri poco attratti dalle università italiane: da tre anni sono appena il 5% delle nuove matricole

I dati (ancora provvisori) sulle nuove immatricolazioni confermano il trend degli ultimi anni: poche iscrizioni di studenti stranieri che non andranno oltre le 17mila unità. All’estero la situazione è all’opposto: all’università di Hong Kong il 43% degli studenti arriva da un Paese diverso.

Le università italiane continuano ad essere poco attrattive nei confronti degli studenti stranieri: è quanto si evince dai dati (ancora provvisori ma che ormai da molti anni non stanno facendo registrare grandi scossoni) sulle immatricolazioni. Per il nuovo anno accademico 2021/2022 sono poco meno di 17mila (16.697) gli studenti che provengono da nazioni diverse dall’Italia, in pratica il 5% del totale. Un dato che – come sottolinea anche il Sole 24 Ore – non solo è del tutto simile a quello registrato lo scorso anno (le matricole straniere nell’anno accademico 2020/2021 furono 17.712) ma che ormai segue un trend ormai stabile da almeno un triennio. Segnale, dunque, della “palude” nella quale le nostre università sono finite per quel che riguarda la capacità di attrarre studenti oltre i confini nazionali

Non sono serviti dunque i tentativi per far crescere l’appeal dei nostri atenei tra gli studenti europei e non solo come quello di aver raddoppiato i corsi in lingua straniera (prevalentemente in lingua inglese) nel giro di un quinquennio: erano 440 nel 2016/17 oggi sono ormai diventati 891.

Numeri che, se confrontati con quando accade nel resto del mondo, per le nostre università non sono molto rassicuranti alla voce “internalizzazione”. Secondo il Times Higher Education Ranking 2022 che mette in fila gli atenei più internazionali, l’università di Hong Kong con il suo 43% di studenti stranieri su 48mila iscritti è al primo posto, seguita dall’Eth di Zurigo. Per trovare la prima italiana dobbiamo scendere al 97esimo posto con il Politecnico di Milano, poi Bologna (124esima), Roma Sapienza (127esima) e Padova (132esima).

Sul lato opposto della barricata c’è però la fuga dei nostri studenti verso l’estero che sembra avere dei numeri molto diversi. Anche se su questo aspetto dati ufficiali non ce ne sono, l’ultimo Global flow of tertiary-level students dell’Unesco del 2019, che monitora i flussi dell’istruzione terziaria, quantificava in 77mila gli italiani “mobili” per ragioni di studio. Insomma, la strada per rendere la nostre nostre università un “paese per stranieri” sembra essere davvero molto lunga.

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