Sicilia, voto di laurea basso: esclusa al concorso per navigator, il giudice la riammette

E’ una catanese la prima vincitrice del ricorso: parteciperà alle prove selettive. In arrivo altri provvedimenti analoghi
Esclusa dalla partecipazione alle prove per diventare navigator per un voto di laurea considerato troppo basso, ma riammessa dal giudice del lavoro di Catania. E’ una catanese la prima dei riammessi al concorso che inizierà domani a Roma. Dalla selezione per assegnare 3 mila incarichi da “navigator”, i professionisti che proveranno a far funzionare il reddito di cittadinanza, sono stati esclusi oltre 20 mila candidati. Solo 54 mila (su quasi 80 mila domande), giungeranno domani ai cancelli della Fiera di Roma per contendersi un assegno mensile da 3 mila euro per i prossimi due anni.
Ma perché sono stati esclusi oltre 20.000 concorrenti, pur se in possesso dei requisiti di concorso? “La ragione è da rintracciare in una clausola del bando – spiega il legale del ricorrente Santi Delia – che è palesemente illegittima. L’articolo dispone che siano ammessi i candidati con il miglior voto di laurea ma su base provinciale. In altre parole, l’ammissione alla mera prova selettiva a quiz è legata non solo e non tanto al miglior voto di laurea (e qui siamo innanzi a lauree notevolmente eterogenee tra loro) ma anche al fatto che vi saranno province in cui si è ammessi con un voto di laurea pari a 100 ed altre in cui non è sufficiente un 105. Per questo abbiamo chiesto al Tribunale di far partecipare i nostri concorrenti esclusi ed oggi, alle soglie dell’inizio delle prove, è arrivato il primo accoglimento in Italia”.

Il Tribunale di Catania, sezione del lavoro, ha accolto il ricorso: “La concreta ammissione dei singoli candidati – si legge nel provvedimento – finisce per dipendere da fattori casuali, aleatori e non predeterrninabili, quali sono quelli dipendenti dal numero di candidati che avranno richiesto di partecipare in relazione a ciascuna provincia, con conseguente svilimento del requisito del più alto voto di laurea, diversamente valorizzato a seconda del contesto provinciale di riferimento”.
“Il fatto che Anpal sia società pubblica – commentano gli avvocati Santi Delia e Michele Bonetti – comporterà che sarà il giudice ordinario a dover decidere se è legittimo che il solo voto di laurea imponga o meno la partecipazione alla selezione. Ciò vuol dire che viene mero il termine di decadenza (di 60 giorni) per la proposizione dell’azione al Tar ed il concorso avrà, ove i ricorsi vengano accolti, delle code importanti di prove suppletive per i 20.000 soggetti esclusi. Oltre alla folle scelta di ritenere un soggetto non capace neanche di sedersi a fare una prova concorsuale, solo per il suo voto di laurea e la provincia scelta, questa decisione del Legislatore e della politica che crea agenzie e società pubbliche cui far gestire personale e concorsi, è tutta da rivedere”.
la repubblica – palermo

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