Road to Napoli 2019

#numeri – #sfida – #legacy
Le Universiadi rappresentano ormai dal lontano 1959, anno della prima edizione di Torino, un’occasione per creare un ponte tra il panorama accademico, spesso visto nell’immaginario comune come un mondo estraneo alle vicende sportive, e l’olimpismo di alto livello rappresentato dai vari Comitati Olimpici dei diversi Paesi in ambito internazionale. Felice e lungimirante a tal proposito fu quindi l’intuizione di unire questi due mondi da parte di Primo Nebiolo, storico dirigente ed ideatore delle Universiadi, e di metterli in connessione, contribuendo fortemente a sdoganare l’idea, del tutto errata e anacronistica, dell’atleta troppo impegnato ad allenarsi per poter pensare anche di doversi applicare nello studio. Basti pensare, tanto per fare un esempio tra i tanti ipotizzabili, allo schermidore Daniele Garozzo, bronzo alle Universiadi di Kazan 2013, fresco di oro olimpico a Rio nel 2016. Dopo le ulteriori parentesi italiane di Torino 1970, Roma 1975, Sicilia 1997 per le estive e Sestriere 1966, Livigno 1975, Belluno 1985, Tarvisio 2003, Torino 2007, Trentino 2013 per le invernali, anche Napoli ha risposto “presente!” con forza ed entusiasmo. «Abbiamo avuto l’assegnazione alla Campania di questo grande evento, è un’occasione fantastica per creare un grande movimento sportivo che coinvolga migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze, trasmettere valori positivi, cogliere l’occasione per rifare l’impiantistica sportiva in tutta la Regione, creare standard di civiltà di livello europeo e poi soprattutto una grande ed irripetibile occasione economica». Così ha commentato a caldo il governatore Vincenzo De Luca all’indomani dell’assegnazione dei giochi alla città partenopea. Esulta anche Lorenzo Lentini, presidente CUSI (centro universitario sportivo italiano): «Finalmente dopo 60 anni, dopo la prima Universiade firmata da Primo Nebiolo, tornano in Italia e nel Mezzogiorno i Giochi degli studenti universitari di tutto il mondo». Soddisfazione che non poteva ovviamente mancare da parte del primo cittadino Luigi De Magistris “con le Universiadi, Napoli diventerà la città dei giovani e dello sport”; dichiarazioni quest’ultime che vanno al di là delle divergenze politiche e che suonano come un atto di responsabilità, quasi inusuale nel panorama politico odierno, che si uniscono allo scopo comune di impegnarsi per riscattare la Campania e il sud in generale dalla paralisi economico-sociale, sfruttando la mole di visibilità che un evento di natura mondiale come un’Universiade può portare. Alla luce di ciò, proiettiamoci in questo “Road to Napoli 2019”, cercando di fare il punto della situazione, sviscerando i seguenti hashtag:
#numeri:
15.000 – tra atleti partecipanti, tecnici e organizzatori;
170 – i paesi rappresentati;
500 milioni – audience di spettatori stimata sul panorama mondiale;
19 – le discipline sportive ammesse. A Napoli si svolgeranno soprattutto quelle individuali, ad eccezione della scherma (campus Unisa), mentre nel resto della Campania vedremo solo competizioni a squadre;
270 milioni di euro – il costo delle Universiadi, 170 da parte della Regione attraverso fondi UE, 100 da parte dello Stato (mediante accordo di programma);
50 – gli interventi di recupero previsti in impiantistica sportiva.
#sfida:
Napoli è tornata ad essere una delle città più visitate al mondo. I dati negli ultimi anni sono in continua crescita e a rallegrarsene non sono solamente le associazioni di categoria, ma i cittadini tutti. Le Universiadi saranno un’ulteriore possibilità di scambio non solo culturale, con l’internazionalizzazione del sistema universitario, ma anche economico. La sfida sarà vinta se si riusciranno a coinvolgere in un’unica strategia comune, anche il mondo delle arti (musei teatri, siti archeologici), della gastronomia d’eccellenza e il settore dei trasporti.
#legacy:
Che città sarà Napoli dopo questa XXX Universiade? Se le premesse non saranno disattese e la strada della collaborazione tra mondo sportivo, politico e accademico continuerà ad essere intrapresa, vedremo sicuramente un lavoro che nel tempo inciderà positivamente sulle nuove generazioni, sia in termini di crescita umana e valoriale, attraverso il miglioramento della pratica sportiva e dell’accesso agli impianti, che di opportunità occupazionali concrete.
-884 giorni all’inizio dei giochi…non ci resta che aspettare fiduciosi!
 
Carmine Luciano

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