“Oggi servono persone che semplificano i processi, che gestiscono la complessità senza diventare complesse” – il manager Mario Riccio

Corriereuniv.it in occasione del lancio delle guide digitali di orientamento, studiate per gli studenti in tempo di Covid ha intervistato il Dott. Mario Riccio.

Presidente e CEO Satisloh Asia Pacific (APAC). Il Gruppo Satisloh è parte del Gruppo EssilorLuxottica, leader mondiale di design, produzione e distribuzione di lenti oftalmiche, montature e occhiali da sole. 

Dott. Riccio, lei è laureato in economia alla Bocconi di Milano, oggi guida un’azienda multinazionale dal distretto di Hong Kong. Il percorso è stato impegnativo?

Il percorso e’ stato impegnativo e continuerà’ ad esserlo con le nuove sfide future. Il coraggio e l’entusiasmo nell’affrontare nuovi percorsi sono fattori determinanti per raggiungere risultati importanti. Nel contesto in cui viviamo, con o senza Pandemie, bisogna essere curiosi e agili, pronti a cambiare citta’ e paese. Mi sono diplomato a Napoli, laureato a Milano, secondment in UK, global  EMBA in Israel, Los Angeles, Copenaghen, San Paulo, Shanghai e adesso vivo ad HongKong. Ogni cambio comporta innumerevoli sacrifici che possono spaventare quando arriva il momento di prendere una decisione, ma il sapore che i sacrifici danno ai traguardi raggiunti e’ veramente unico e priceless.

Quando è scattata in lei l’idea di fare economia? Cosa l’ha convinta?

In realta’ e’ stata una scelta complessa perche’ sono cresciuto nella farmacia di famiglia, quindi nonostante avessi passione per le materie scientifiche, e la matematica in particolare, sono sempre stato tentato dalla strada in discesa. Nella mia valutazione ho pero’ dato importanza ad un percorso formativo che avesse dato agilita’ alla mia carriera e garantito versatilita’ in un mondo lavorativo sempre piu’ “fluido”. Penso che Economia sia la facoltà che incontra maggiormente questi requisiti.

Qual è secondo lei il percorso migliore di preparazione, la laurea prima e il lavoro dopo, o studio e lavoro insieme?

Senza dubbio consiglierei la laurea prima ed il lavoro dopo. Semplicemente perchè avere un focus preciso e pochi obiettivi penso sia molto importante per raggiungere risultati eccellenti. Questo vale anche nel mondo aziendale, molti executives assegnano ai managers molti (o troppi) obiettivi ed attività, portando ad un effetto di disorientamento, demotivazione e diluizione dei risultati. In molti siamo capaci di portare avanti diversi tasks e a impegnarci su diversi fronti ma il percorso di preparazione al lavoro è delicato e quindi suggerisco di trattarlo con cura e massima attenzione, senza distrazioni. Allo stesso tempo, capisco bene che è un privilegio potersi concentrare al 100% sullo studio perchè in alcune situazioni il lavoro permette di guadagnare e portare avanti gli stessi studi.

Quali sono le qualità, le competenze, che maggiormente apprezza nei suoi collaboratori, nel suo team?

Semplificazione, audacia e propositività: la maggior parte dei contesti lavorativi sono diventati molto complessi, l’avanzamento tecnologico, l’era digitale, la burocrazia contrattuale e legislativa, le apps, innumerevoli processi, procedure aziendali e sistemi informativi. In un mondo così servono persone che semplificano i processi, persone che gestiscono la complessità senza diventare complesse (sono un fan di questo TED’s talk di Yves Morieux(BCG) .

Altra qualità importante è essere audace nel proporre nuove soluzioni e afferrare nuove opportunità. Penso che molti executives provino un certo piacere nel ricevere nuove proposte, idee e soluzioni a problemi, da parte di membri del team, senza avere paura di sbagliare. Propositività: sono convinto che il 50% dei problemi che si hanno in azienda vengono autogenerati dall’azienda stessa, ci sono risorse a cui riesce benissimo generare complessità e vedere problemi dove non ce ne sono; queste risorse di solito rallentano le attività aziendali.    

Quali figure professionali fate fatica a trovare sul mercato?

In mercati piu’ di nicchia come il mio (Oftalmica) di solito sono le figure piu’ tecniche ad essere le più difficili da reperire.  

L’esperienza del Covid sta cambiando le aziende? il loro modo di pensare?

Sicuramente, ma il vero cambiamento risiede a mio avviso nel modo di lavorare e in una nuova attitudine delle persone al contesto lavorativo. In sostanza non penso proprio che i veri breakthroughs derivanti dal Covid19 siano stati i plexiglass tra le postazioni lavorative e nei ristoranti, e tantomeno i meeting in Zoom, Skype, Google meet etc..

I veri breakthroughs a mio avviso sono stati l’accettazione del cambiamento, la velocità di implementazione del cambiamento (processo di per sé di solito lungo e complesso), il cambio della comunicazione personale e come ci prendiamo cura degli altri, la fiducia (trust) e lo spirito di collaborazione, e per finire, la gestione del declino delle energie derivante dai “lockdown” e dal cambio delle abitudini lavorative e personali, un punto critico che ha impattato tutti, dall’operatore di fabbrica al CEO della multinazionale, me incluso.

Mariano Berriola

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