Pubblicato dalla Commissione europea il Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione 2010. L’Europa si innova, ma non abbastanza rispetto ai suoi concorrenti internazionali. Nonostante la crisi e gli sforzi fatti per andare avanti, l’Unione Europea non riesce a colmare il divario nelle prestazioni in materia d’innovazione che la separa dai suoi principali concorrenti. A rivelarlo è il Quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione del 2010 pubblicato oggi dalla Commissione europea.
“Il quadro valutativo evidenzia che dobbiamo aumentare il nostro impegno per rendere l’Europa maggiormente innovativa, per raggiungere i nostri principali concorrenti e riprendere il cammino verso una crescita solida e sostenibile”, ha sottolineato il vicepresidente Antonio Tajani, Commissario per l’Industria e l’imprenditoria.
Il privato. Sebbene l’andamento nella maggior parte degli Stati membri UE sia promettente, l’Europa registra un gap specialmente nel settore privato. Le differenze maggiori si riscontrano infatti nella categoria “Attività delle imprese”, nell’ambito della quale l’UE-27 è in ritardo in termini di co-pubblicazioni pubblico/privato, spesa delle imprese per attività di R&S e, rispetto al Giappone, brevetti PCT (Trattato di cooperazione in materia di brevetti).
Cosa manca. Quello che emerge dal quadro è una carenza nella creazione di condizioni normative e quadro atte a incoraggiare maggiori investimenti del settore privato e ad agevolare l’impiego dei risultati della ricerca da parte delle imprese, in particolare tramite un sistema di brevetti più efficiente. Il divario è particolarmente ampio e in rapido aumento per quanto riguarda le entrate dall’estero derivanti da licenze e brevetti.
Senza brevetti. Il rapporto inoltre dimostra che l’Unione produce meno brevetti ad alto impatto (che generano entrate significative da paesi terzi) rispetto a USA e Giappone e che non raggiunge una posizione adeguata nei settori a crescita globale elevata.
I Paesi dell’Ue. All’interno dell’UE la Svezia ha ottenuto i migliori risultati, seguita da Danimarca, Finlandia e Germania. Subito dopo si attestano, nell’ordine, Regno Unito, Belgio, Austria, Irlanda, Lussemburgo, Francia, Cipro, Slovenia ed Estonia. L’Italia rientra nel gruppo dei c.d. “innovatori moderati”, quelli le cui prestazioni sono inferiori dal 10 al 50% rispetto alla media UE.