Legambiente: “Amianto ancora presente nel 4% delle scuole. Fondi del Pnrr occasione unica per bonificare”

Una recente direttiva della Commissione Europea chiede ad ogni Stato membro una valutazione che stimi le quantità e i tipi predominanti di materiali contenenti amianto da rimuovere da edifici e infrastrutture.

Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) nel 2021, alla ripresa dell’anno scolastico, risulta che ci sono ancora il 4,3% degli edifici scolastici con presenza di amianto, quindi nella misura di 2.292 scuole, con esposizione di 356mila studenti, ai quali si aggiungono 50.000 tra docenti e personale scolastico. Il dato è stato certificato anche all’interno del rapportoEcosistema Scuola di Legambiente.

Il rischio negli istituti va oltre l’utilizzo delle onduline o altri materiali edili con dispersione esterna costituiti da amianto, in quanto, in molti casi, i materiali utilizzati sono interni, e quindi con una contaminazione dei luoghi in cui si svolge l’attività didattica. Sotto il profilo epidemiologico, rispetto ai 91 casi di mesotelioma segnalati e riportati anche dal registro (fino al 2014-2015), l’Ona ha ricevuto altre segnalazioni che portano, nel 2021, il numero dei casi a 130 e, aggiungendo i tumori del polmone e le altre neoplasie, si arriva a circa 500. L’associazione già dal 2012, ha attivato il censimento della presenza di amianto nelle scuole italiane attraverso lo strumento “segnala amianto” (https://onanotiziarioamianto.it/segnala-agn/), e con l’app (http://app.onanotiziarioamianto.it/).

Ue e Oms su bonifica amianto

La recente direttiva della Commissione Europea (1° ottobre 2021) chiede ad ogni Stato membro una valutazione che stimi le quantità e i tipi predominanti di materiali contenenti amianto da rimuovere da edifici e infrastrutture. In particolare, si richiede una tabella di marcia per la rimozione dell’amianto, che attribuisca priorità a determinati immobili – quali scuole, strutture sanitarie, palestre e/o alloggi sociali – e preveda traguardi intermedi e valutazioni periodiche dei progressi compiuti almeno ogni 5 anni.

Anche l’OMS ha recentemente segnalato come la situazione italiana sia preoccupante. Il 13 dicembre 2021 il relatore speciale M.A. Orellana delle Nazioni Unite ha scritto nella relazione riguardante la sua visita ai siti contaminati italiani che “ogni persona ha diritto di vivere in un ambiente sano e privo di sostanze e rifiuti tossici e che il governo italiano dovrebbe intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi che questi rifiuti determinano”.

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