Il grido degli studenti: “Senza inversione di marcia sull’istruzione il paese muore”

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L’indagine statistica “Noi Italia” lanciata dall’Istat nella giornata di ieri ha lasciato il segno. A commentare i dati su scuola, università e ricerca sono gli esponenti dell’UdU, sindacato studentesco, che si scagliano contro le politiche sull’istruzione di questi ultimi anni. “E’ il momento di cambiare rotta”.

“I tagli e i problemi di scuola e università italiane, che denunciamo da anni, sono nero su bianco: dal sottofinanziamento del sistema d’istruzione, all’elevato abbandono scolastico, ai livelli di competenze dei nostri giovani, al basso numero di laureati” – scrivono in una nota inviata al Corriere dell’Università.

“L’Istat conferma ciò che noi denunciamo ormai da anni: l’Italia rispetto agli standard europei è il Paese che meno investe in istruzione. L’incidenza sul Pil della spesa pubblica italiana per l’istruzione nel 2011 è pari al 4,2: un valore ampliamente inferiore alla media europea pari al 5,3 – dichiara Gianluca Scuccimarra Coordinatore dell’Unione degli Universitari.

“Dalla Gelmini ad oggi abbiamo visto il susseguirsi di continui tagli: siamo convinti che un Paese ed un Europa in crisi, se vogliono ripartire, devono necessariamente investire su scuola ed università unici motori propulsivi per ripartire, continuare a tagliare non può essere vista come la soluzione”.

“I continui tagli al sistema d’istruzione e la crisi economica hanno avuto come drammatica conseguenza, e lo si vede dagli stessi dati Istat, un aumento dell’abbandono scolastico. E’ vergognoso che nel 2014 il diritto costituzionale per cui tutti dovrebbero poter accedere ai gradi più alti dell’istruzione viene sistematicamente violato anche e sopratutto nella scuola dell’obbligo” – commenta Daniele Lanni, Portavoce della Rete degli studenti medi .

“Oltre due milioni sono, infatti, i giovani che non sono né inseriti in un percorso formativo né in uno lavorativo, con evidenti disuguaglianze di genere che si ampliano nel Mezzogiorno: questi valori sono tra i più alti d’Europa e, nonostante ciò, il Governo non sta facendo nulla per invertire la marcia, un inversione che chiediamo a gran voce da anni e che continueremo a chiedere”.

“L’Istat dice esattamente quello che sapevamo già: abbiamo il più basso numero di laureati tra i Paesi europei e continuiamo a mantenere il numero chiuso, l’investimento sull’istruzione è nettamente inferiore rispetto alla media europea eppure continuiamo a tagliare, l’abbandono scolastico e la disoccupazione aumentano e non pensiamo a creare un sistema reale di diritto allo studio e welfare” – conclude Scuccimarra. E’ indispensabile un inversione di marcia per uscire dalla crisi e l’unico modo è ricominciare ad investire davvero su scuola ed università, ribaltando i dati che ogni anno ci mostra l’Istat”.

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