Quasi tutta la stampa nazionale ha rimarcato la differenza con la piazza del 14 dicembre 2010: lettura fuorviante, così come lo era stata la divisione tra”buoni” e “cattivi” fatta precedentemente: gli studenti scesi in piazza il 22 dicembre in tutta Italia sono gli stessi del 14 dicembre, giornata non riassumibile in una semplice “questione di ordine pubblico” ma conseguenza di un forte disagio sociale.
Il corteo del 22 dicembre 2010 a Roma, infatti, si pone in continuità con il 14 seppur in forme diverse, non per rinnegare Piazza del Popolo, ma per dimostrare come questo movimento abbia la capacità anche di andare oltre il legittimo assedio ai palazzi del potere, soprattutto nel momento in cui quei palazzi si dimostrano sordi e miserevoli, trovando invece consenso e appoggi.
Con l’incontro al Quirinale per la prima volta la più alta istituzione si è confrontata non con le solite ‘rappresentanze istituzionali studentesche, ma con una delegazione del movimento reale.
Non sarebbe accaduto se non avessimo messo in campo quasi due mesi di proteste serrate in tutta italia, compreso il 14 dicembre. L’idea che in molti hanno voluto dare, della visita a Napolitano come ‘premio’ dopo un corteo pacifico, è da questo punto di vista quantomeno fuorviante.
Naturalmente l’incontro non ci basta: quello che ci aspettiamo è che Napolitano rifiuti di apporre la firma al Ddl e lo rinvii alle camere; se non accadrà la Presidenza della Repubblica si dimostrerà l’ennesima istituzione che volta le spalle agli studenti e alla società (non prenderemo per buone scuse di imparzialità istituzionale: gli appigli per un veto, anche considerando solamente il punto di vista tecnico-procedurale, ci sono eccome).
Infine di tutta la giornata del 22 vogliamo rimarcare un fatto fondamentale: la consegna del pacco regalo alla CGIL, con la richiesta di indire al più presto uno sciopero generale: non una semplice trovata mediatica ma la dimostrazione della volontà di aprire un processo di costruzione di un fronte ampio e radicale di lotta alle politiche di questo governo, chiedendo a la Cgil ‘da che parte sta?’.
Collettivi universitari
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