Ricercatori sul piede di guerra. I ricercatori universitari a tempo indeterminato (Rti), oltre 5000 in Italia di cui 1000 con Abilitazione Scientifica Nazionale, scendono in campo contro “un vuoto normativo” che, dicono, li penalizza ed impedisce la progressione di carriera a Professore Associato, quando nella realtà di tutti i giorni “i ricercatori svolgono le stesse funzioni dei professori universitari”. Per questo il “Movimento Dignità Rti” ha scritto una lettera aperta alla ministra per l’Università, Anna Maria Bernini, chiedendo un incontro urgente.
“I ricercatori a tempo determinato – scrivono nella lettera -sono dotati di curriculum prestigiosi e di fama internazionale, attraggono fondi di ricerca europei e sostengono i corsi di laurea dei loro Atenei con i loro insegnamenti svolgendo di fatto le funzioni di professore universitario da molti anni. Eppure, la legge 30 dicembre 2010 n. 240, li ha dimenticati, istituendo nuove figure di ricercatore che, se in possesso di
Abilitazione Scientifica Nazionale diventano automaticamente Professore Associato in soli tre anni”.
“La legge – sostengono – ha evidentemente sancito una disparità di trattamento non prevedendo, incredibilmente, lo stesso automatismo per la figura del Rti cioè proprio quella categoria di ricercatori che attende da anni norme sullo status giuridico. La situazione- conclude il movimento – non è più tollerabile e va risolta in tempi brevi”.
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