In uno studio condotto dai ricercatori del McKinsey, intitolato “Why the jobs problem is not going away”, emergono dei dati allarmanti sul futuro dei giovani laureati. Nella ricerca si parla di “mismatch” , ovvero di un disallineamento tra domanda e offerta di laureati, si prevede l’11% in meno di laureati, con conseguenze tragiche per la crescita del Pil.
Nel 2020, infatti, mancherebbero all’appello dai 16 ai 18 milioni di laureati nei Paesi industrializzati, ma in Italia questa falla esiste già. Prima della crisi la laurea era considerata una tappa obbligatoria per raggiungere un ottimo posto di lavoro, poi è arrivata la crisi, le aspettative di lavoro sono diminuite sempre più e i giovani si sono scoraggiati; attualmente, in Italia, il tasso di disoccupazione è pari al 10,7%, che per i giovani tra i 15 e i 24 anni sale al 34,5%.
Questi dati, insieme ad un’offerta formativa sempre più ampia e una richiesta lavorativa sempre più specializzata, portano i giovani a non laurearsi più. Secondo Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea, i giovani sono scoraggiati perché: “Mentre con il contrarsi dell’occupazione negli altri Paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro Paese è avvenuto il contrario. Probabilmente almeno una parte dei laureati che in questi anni sono emigrati dall’Italia fanno parte del contingente di capitale umano che è andato a rinforzare l’ossatura dei sistemi produttivi dei nostri concorrenti!”.
Alessia Scotti