FFO 2015: "Per l'università tagli da 87 milioni di euro"

Quest’anno arriva con largo anticipo lo schema di decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario 2015. Il decreto attende il parere  sia del CUN sia del CNSU che probabilmente si riuniranno con il fine di fornirlo la settimana prossima. LINK – Coordinamento Universitario sottoporrà una bozza di parere al Consiglio Nazionale Studenti Universitari. “Sebbene sia sicuramente positivo che il decreto di riparto di quest’anno sia arrivato in anticipo rispetto agli anni passati, esso evidenzia subito una problematica grave – afferma al Corriere dell’Università Alberto Campailla – portavoce di LINK, e cioè che l’importo totale del FFO è diminuito. Da 7.010 miliardi siamo passati a 6.923 miliardi. Se si tiene conto solo delle voci principali  – quota base, premiale, intervento perequativo  – il calo è di 30 milioni come previsto dalla Legge di Stabilità. Può sembrare poco ma questi tagli si sommano ad una situazione di sottofinanziamento ormai cronica del sistema universitario e preoccupano soprattutto perché sono l’incipit di un trend negativo previsto dalla Legge di Stabilità fino al 2023.”

“Ma  l’entità del finanziamento non è l’unico motivo di preoccupazione – aggiunge Campailla – notiamo infatti un ulteriore aumento della quota premiale che si assesta al 20% dopo il balzo di 4,5 punti percentuali dell’anno scorso. Resta netta la nostra contrarietà all’utilizzo del concetto di merito con il fine di incrementare una logica competitiva tra atenei che può risolversi solo in un aumento delle diseguaglianze già purtroppo esistenti nel Paese. Ormai non siamo gli unici a dire, lo ribadisce anche la CRUI,  che la quota premiale deve essere necessariamente aggiuntiva rispetto al fondo di finanziamento degli atenei, il quale deve essere sufficiente a garantire loro la possibilità di mantenere l’ offerta formativa ed un buon livello di ricerca.”

“Non possiamo accontentarci  – ribadisce Campailla – del limite posto alle perdite degli atenei (- 2%) che va a sommarsi al – 3,5% massimo del 2014 e al -5% del 2013. E non è possibile accontentarsi nemmeno di pochi milioni messi sul fondo perequativo. La situazione non è equivocabile: il crollo delle immatricolazioni e i dati allarmanti che arrivano da molti atenei meridionali impongono una riflessione molto seria, a partire dal costo standard per studente in corso, il cui peso è salita quest’anno al 25% della quota base. Abbiamo già sottolineato numerose criticità dell’indicatore, a partire dall’esclusione dei fuoricorso dal computo della platea di studenti sulla quale gli atenei ricevono i finanziamenti.”

Altro fattore penalizzante sugli atenei collegato alle carriere degli studenti è l’ìindicatore contenuto nella quota premiale (parte didattica) che prevede un importo premiale basato sugli studenti che hanno conseguito i 20 crediti durante l’anno 2014.

“Ora questo parametro  – conclude Campailla – si trasforma in una valutazione dell’effettiva carriera degli studenti, basato per altro su criteri meramente quantitativi, spingendo sempre di più gli atenei ad adottare politiche di penalizzazione degli studenti lenti oppure, in alternativa, a incentivare il conseguimento dei crediti tramite un abbassamento del livello degli esami o una riduzione dei contenuti dei diversi corsi.”

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