Erasmus italiano, borse di studio da mille euro per 3mila studenti subito e altri 7mila nel 2024

L’Erasmus nazionale ha già una sua direttiva: ora gli atenei dovranno aderire e creare una sorta di rete, per mettere a disposizione i corsi e comparare i crediti formativi con cui gli studenti torneranno poi a casa

Borse di studio per circa 10mila studenti per partecipare al progetto Erasmus in Italia: secondo quanto si legge nella relazione tecnica alla manovra, infatti, i fondi (3 milioni nel 2024 e 7 milioni nel 2025) serviranno a erogare borse di studio da “circa 1000 euro”. E’ una nuova versione della “mobilità” fra atenei che resta inclusa fra i confini nazionale.

E’ nel 1987 che i primi studenti italiani cominciano a viaggiare con questo programma: da allora fino al 2019, ultimo anno “completo” prima del lockdown causato dalla pandemia che ancora si fa sentire, gli universitari coinvolti erano oltre 600 mila. L’Italia fino a prima del Covid era al terzo posto fra i paesi europei “esportatori” di studenti verso destinazioni continentali (dopo Spagna e Francia). Al contrario sono 185.189 gli studenti che avevano scelto l’Italia per l’esperienza Erasmus tra il 2014 e il 2020: il rapporto tra gli studenti ospiti dell’Italia e quelli italiani che partono è di 72 a 100.

A chi aspetta la borsa di studio?

Tremila studenti il prossimo anno e 7mila in quello successivo potranno quindi ottenere un aiuto per la mobilità tra università italiane. Il contributo, si conferma nel testo finale della manovra, sarà esentasse. “Nella legge di Bilancio – ha affermato il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a margine della seconda edizione della Giornata Nazionale “Giovani e Memoria”, – ci sono le borse di studio già finanziate con fondo Pnrr. Poi c’è l’Erasmus italiano, perché il progetto lo conosciamo in giro per l’Europa, ma noi vogliamo far girare i ragazzi nelle bellissime università italiane e lo abbiamo messo in legge di bilancio. Ci crediamo tantissimo, per questo è in manovra con un investimento di 10 milioni in due anni”. Parlando dell’evento il ministro ha sottolineato come sia “importante perché non c’è futuro senza memoria” e “per i giovani é importante entrare in contatto con la tradizione”. Infine sulla correlazione tra Università e sport ha concluso: “Stiamo collaborando con il ministro Abodi per creare la figura dello studente-atleta”.

“Il regolamento delle classi di laurea – ha continuato Bernini – permetterà agli studenti di costruire un percorso formativo sempre più personalizzato, che prevede il riconoscimento dei crediti formativi di esami sostenuti in altri atenei italiani, rispetto a quello di frequenza, sulla base di convenzioni tra le università e del modello del programma di Erasmus internazionale” e “per essere operativo questo programma non ha bisogno di alcun ulteriore intervento normativo: saranno gli atenei a dover adeguare, entro il 30 novembre 2023, i propri regolamenti didattici”. Il ministro ha sottolineato come “l’obiettivo è valorizzare il più possibile l’autonomia degli atenei ma soprattutto degli studenti. Ciascuno deve potersi cucire addosso un percorso di studi che risponda ai suoi interessi, associando più opzioni formative proposte nell’ateneo di iscrizione oppure disponibili in un altro ateneo italiano”.

Gli Atenei

L’Erasmus nazionale ha già una sua direttiva: ora gli atenei dovranno aderire e creare una sorta di rete, per mettere a disposizione i corsi e comparare i crediti formativi con cui gli studenti torneranno poi a casa. Il tema dei Cfu, i crediti formativi universitari, verrà trattato dai singoli atenei al momento di stringere accordi in rete. Le università dovranno trovare degli accordi tra loro e così, con il tempo e con l’arrivo delle adesioni, aumenterà anche la mobilità in Italia: l’obiettivo infatti è arricchire l’offerta formativa degli studenti anche in maniera interdisciplinare, potenziando l’offerta.

Tutto sarà contenuto nei singoli Regolamenti didattici d’Ateneo. In autunno il progetto sarà quindi pronto e gli studenti potranno iniziare a partire, probabilmente dall’inizio del 2024, sfruttando appunto le sessioni di esame dell’anno accademico che sta per cominciare. Le risorse necessarie verranno stanziate con la prossima legge di bilancio e serviranno a coprire parte delle spese proprio come accade con l’Erasmus internazionale, per il quale però i fondi sono europei. Il ministero dell’Università e della ricerca è al lavoro per organizzare l’avvio del progetto ed ha già avuto diverse interlocuzioni con la Crui, la Conferenza dei rettori, che ha dato parere positivo. I singoli atenei, dunque, sono pronti a partecipare.

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