Una lettera aperta rivolta al ministro Bianchi, un j’accuse molto duro sulle false promesse fatte in questi mesi anche riguardo alla riforma dei progetti di alternanza scuola-lavoro: è quella che hanno che hanno scritto i ragazzi dell’Unione degli Studenti e indirizzata al ministro dell’Istruzione all’indomani dell’ennesimo incidente che ha riguardato uno studente impiegato in un Pcto (Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento).
“Durante l’ultimo anno abbiamo vissuto sulla nostra pelle sempre più ingiustizie. Lei e il resto del Governo continuate ogni giorno a rubare il futuro ad un’intera generazione – esordiscono gli studenti di UdS – Non solo, non contenti, fate di tutto anche per impedirci di protestare rispetto alla nostra condizione di subalternità e precarietà. Non ci volete far protestare (vedi direttiva Lamorgese), appena potete reprimete il dissenso (come quando a dicembre sono stati sospesi gli studenti a seguito delle occupazioni), in piazza siamo stati manganellati e feriti. Dopo averci chiuso il dialogo per più di quattro mesi, Lei ci ha convocati come se nulla fosse successo, facendo come al solito false promesse rispetto a possibili discussioni in merito al cambiamento del rapporto istruzione lavoro, che solo negli ultimi due mesi ha ucciso due nostri coetanei e un altro sta in queste ore lottando tra la vita e la morte. Quanti studenti dovranno ancora restare feriti? Quanti dovranno morire per capire che questo modello, unicamente volto al profitto, è malato? Che questa non è la società in cui noi vogliamo vivere”.
Una protesta che per gli studenti di UdS non è solo fatta di rabbia ma anche di proposte, come quelle avanzate qualche settimana fa alla Camera quando venne presentato il “Manifesto per la scuola”. “Noi le proposte le abbiamo già fatte, abbiamo addirittura presentato il nostro manifesto in conferenza stampa. Lei le nostre proposte le ha da tempo – aggiungono – Gli studenti devono potersi formare nelle aule, nei laboratori e anche sul territorio, ma con la garanzia di percorsi di formazione sui diritti dei lavoratori e di sicurezza sul lavoro, senza entrare nel processo produttivo e potendo avere la possibilità di confronto rispetto a come immaginare una società e un mondo differenti. La scuola è e deve essere lo strumento del cambiamento, un costante laboratorio di idee, a partire dalle quali costruire un’altra società e un altro sistema. L’anno scolastico si sta concludendo ma la nostra rabbia non cessa di crescere, così come la sua sporca ipocrisia, che prima dice di volere il dialogo e poi fa di tutto pur di non ascoltarci. Noi continueremo a mobilitarci, attendendo risposte concrete, Lei inizi per lo meno a vergognarsi”.
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